Tutti gli articoli di Flawless

A PERFECT LIE: Cap. 2

VIDEO PROMO:

Il cacciatore di Manhattan

 1 Reminiscenza


Arrivo all’ingresso di Central Park, pensando di trovarla lì, invece la pazza a quanto pare si è addentrata oltre. Poco dopo, infatti, la trovo al Gapstowe Bridge. 
Non mi è mai capitato di venire qui la mattina così presto, infatti non c’è anima viva. Tranne la sua. Guarda giù dal ponte, come in procinto di buttarsi; se l’altezza fosse stata degna, probabilmente lo avrebbe fatto. O mi sarei uccisa io nel tentativo di salvarla. Percepisco da lontano la sua assenza mentale. Non so se la avverto così perché la conosco bene, o perché quella è l’impressione che in effetti può dare a chiunque.
“Dov’è la macchina?”
“Siamo arrivate a questo? Nemmeno mi chiedi come sto…”
“Ti sei mai chiesta come sono stata io in questo ultimo anno e mezzo?”
“Hai ragione…perdonami…” ha pianto.
Gli occhi rossi, il trucco sbavato, la camicia sporca di non si sa bene cosa, non sono elementi sufficienti per farmi capire l’accaduto.
“Ad ogni modo, sono qui…” non posso fare a meno di farle sentire la mia vicinanza, dopotutto qualcosa ancora ci lega. O forse no. Perché la mia frase è passata del tutto inosservata.
“Non ti fa bene restare in questo posto, dobbiamo tornare a casa, Diana…”
“Io non posso dimenticare. Non voglio dimenticare…tu non l’hai vista…” guarda nuovamente sotto al ponte, come se il corpo di Noa fosse ancora lì. 
No, io non l’avevo vista, ma sapevo in che condizioni venne trovata: dopo estenuanti ricerche durate un paio di mesi, la ragazza fu ripescata nel lago, sotto al Gapstowe Bridge. Ed era stata proprio Diana a ritrovarla, con i polsi legati e la bocca tappata con lo scotch. Colpita con arma da fuoco al petto, ma la causa della morte dichiarata fu overdose da cocaina. 
Me lo aveva raccontato lei, poco dopo la nostra conoscenza. Le mie ricerche avevano portato a dei risultati scarsi, perché come pensai, la polizia omise i particolari. I vari articoli scritti dai colleghi, riportavano solo che la vittima era una parente stretta di Diana…ma non avrei mai pensato si trattasse di sua figlia.
Mi avvicino a lei più di quanto ho fatto di mia spontanea iniziativa negli ultimi tempi. Anzi, non ricordo l’ultima volta in cui l’ho fatto davvero, così decido di farmi coraggio, le metto un braccio intorno alle spalle e lei di riflesso si gira. Mi abbraccia. Solleva il viso e mi guarda. I suoi occhi sono splendidi anche se tristi e pieni di lacrime. Vorrebbe dirmi qualcosa, ma non lo fa. Vorrei baciarla, ma non lo faccio. Lei capisce che non lo farò e abbassa lo sguardo. Così le asciugo le guance con i pollici e lei appoggia il capo sul mio petto.
“Coraggio, andiamo a recuperare la macchina”

L’auto di Diana si trova sulla quinta strada, in prossimità di uno dei semafori, accostata sul marciapiede.
Proprio mentre cerco di capire cos’è successo, vedo arrivare la polizia.
Dalla volante scendono dei tizi davvero strani per essere dei poliziotti: uno grande e grosso con un bel pancione da birra, e altri due non molto alti ma robusti, di cui uno con un ciuffo biondo. 
“È vostra?”
“Sì”
“Ci è stata segnalata da alcuni negozianti, ma nessuno ha saputo dirci cos’è successo”
“Ecco, io non…” il pancione si accorge di Diana. Noto che la guarda con curiosità. 
“Ma lei è…era il detective Bitton! Che cos’ha combinato? Abbiamo alzato il gomito un’altra volta, eh?” probabilmente se alla frase infelice non avesse aggiunto una risata cretina, Diana non se la sarebbe nemmeno presa. 
“Figlio di puttana!” non l’ho mai vista sputare in faccia a qualcuno, e il pancione non la prende molto bene perché cerca subito di avventarsi su di lei, ma sia io che gli altri due poliziotti ci mettiamo in mezzo. 
“Chi cazzo ti credi di essere brutto stronzo?”
“Ringrazia che sei una donna e che non sei sola” il pancione si pulisce il viso dallo sputo che gli sta colando ad un lato del naso. 
“Dovevo farti licenziare quando ancora…”
“Ma stai zitta, Bitton!” il pancione proprio non vuole saperne di smetterla, così decido di intervenire.
“Ok, adesso basta. Siamo venute qui per recuperare la macchina, e andarcene.”
“E in che modo pensate di farlo?” Il poliziotto biondo indica muovendo un piede in direzione di quelle che vedo essere le ruote anteriori bucate. 
“E c’è qualcosa che non va anche sul cofano” aggiunge dopo con un sorrisino scemo.
“Ma che cazzo è successo, Diana?” non riesco proprio a ricondurne le dinamiche. Mi aveva parlato di un incidente, ma tutto quello che vedevo era confuso e assurdo.
Le ruote bucate. Ammaccature pesanti sulla parte alta del cofano. Ma nulla che facesse pensare che Diana avesse perso il controllo della macchina. Sembrava che tutto fosse avvenuto “dopo” e non “durante”.
“Io…non…non mi ricordo…”
“Vi chiamo un carro attrezzi” il biondo si allontana col cellulare in mano, con l’altra, invece, dà un leggero pugno amichevole attirando l’attenzione del pancione, che ancora guarda Diana. Poi si allontanano tutti e tre, e una volta raggiunta una distanza a prova di udito indiscreto, mi decido a parlarle.
“Mi vuoi spiegare?” non dice una parola, va ad aprire il bagagliaio e tira fuori una spranga di ferro.
“Sono stata io a colpire la macchina”
“Tu…cosa? E da quando vai in giro con questa roba?”
“Da quando non ho più una pistola”
“Che cazzo significa? Mi stai prendendo per il culo? Non te ne aveva appena recuperata una Steve?”
Steve è uno dei pochi agenti con cui Diana sia rimasta in buoni rapporti dopo essere stata destituita dalla polizia.
“Allora?!?”
“Io, ecco…credo di averla persa! Perché cazzo mi guardi così?” so che si mette sulla difensiva quando sta per raccontare delle balle. E questo è uno di quei momenti. 
“Cazzate! Dimmi che cosa hai fatto di quella cazzo di pistola!” senza nemmeno rendermene conto inizio a strattonarle le spalle, e lei, per tutta risposta mi ride in faccia. 
“L’ho venduta”
“Complimenti, davvero un’idea grandiosa!” mi sto decisamente incazzando perché quel sorrisino sulle labbra scoppia in una risata, ma io non ci trovo nulla per cui farlo. 
“Sei ancora divertente quando ti arrabbi” giro la faccia per non guardarla e non andare in escandescenze più di quanto già non lo sia.
Si avvicina. Ce l’ho proprio di fronte, a pochi centimetri, quando sento la sua mano che si infila tra i miei capelli e al contempo spingere la mia testa verso il suo viso. Mi bacia sulle labbra e io per un momento non capisco nulla e la lascio fare. Non succedeva da così tanto tempo, che ho perso il conto. Ma è proprio quando perdo la testa e il bacio si fa più profondo, che riprendo le mie facoltà mentali.
Sento la lingua amara. Ed è proprio in quel momento che metto fine a quel bacio insensato. Non è la prima volta che succede.
“Ti sei fatta nuovamente! Cazzo!”
“E allora?”
“E allora quando abbasso le mie difese mi rendo conto che sei la solita stronza!”
“Non ti è ancora passato il vizio di giudicarmi…”
“No, perché ciò che sei ha rovinato la nostra esistenza! Ti droghi, vendi l’unica arma che poteva servirti e giri con una spranga nel bagagliaio! Perché? Per cosa l’hai usata? Voglio delle spiegazioni, e anche in fretta!”
“Per LUI…”
“È stato scagionato”
“Noa…è stato lui! E lo sai anche tu!”
“È solo un ragazzino! E non sei mai riuscita ad avere prove concrete!”
“Sai benissimo che me l’hanno impedito! In ogni caso ho scoperto la sua nuova abitazione, e ieri notte l’ho trovato qui che spacciava in zona”
“E tu ne hai approfittato per fare rifornimento”
“Già, ma l’ho fatto per potermi avvicinare a lui, poi le cose si sono messe male e mi ha quasi uccisa…e…”
Veniamo interrotte da quelli del carro attrezzi. Ovviamente tocca a me pagare le spese per rimozione e custodia. Diana cambia di nuovo umore perché si sente avvilita per questo, ma dopotutto non fa nulla perché le cose cambino.
La prendo per un braccio e la esorto a seguirmi.
“Che cazzo fai?”
“Faccio che ce ne torniamo a casa e mi dovrai spiegare tutto quello che è successo.”

Non so mai fino a che punto credere a Diana. Il suo racconto sembra attendibile, ma l’abitudine di raccontami balle non le è mai passata. Dopo aver cercato di acquistare della roba, Diana aveva cercato di colpirlo con quel pezzo di ferro, ma il ragazzino aveva avuto la meglio.
“Ti è andata bene”
“Ho ancora degli ottimi riflessi. Ero riuscita a salire in macchina. L’ho inseguito per tre isolati e lo avevo quasi preso sotto…poi…”
“Poi…cosa?”
“Ho avuto un attacco di panico e mi sono fermata…poi ho simulato un incidente”
“Prega che quel folle non ti denunci”
Lucas Walsh era un balordo di 20 anni di origini irlandesi. Dalle indagini di Diana venne fuori subito che era figlio di un pezzo grosso della Irish Mob. Perlopiù spacciava, ma non si sottraeva ad altre attività illecite. L’ultimo ragazzino ucciso, e di cui Diana si occupò quando ci eravamo appena conosciute, frequentava la stessa scuola superiore di Lucas, con la differenza che quest’ultimo era un accanito ripetente. Noa, faceva parte dello stesso istituto, e conosceva entrambi. Non era stato difficile unire gli elementi che portassero a quei risultati. Ma poi le cose si complicarono quando anche il corpo senza vita di Noa, scomparve. 
“Sarei riuscita ad ucciderlo se…”
“…se non ti fossi fatta” 
“Ruby, cazzo!”
“È la verità! Vuoi forse dire che non è così?”
“Quel maledetto ha una forza sovrumana per essere un ragazzino”
Fermo la macchina, siamo arrivate.
Mi sento terribilmente stanca, a pezzi. Debole. Come se mi fosse caduta addosso una montagna. 
Appoggio la testa sullo sterzo.
“Non ne posso più”
2 Tutto in una notte


Diana prese uno dei portafoto e lo porse a Ruby senza dire una parola. L’immagine ritraeva lei e la figlia quando era ancora una bambina.
“Ti somiglia molto…”
“Somigliava” aggiunse con voce strozzata.
“Io…non so che dire…mi dispiace molto…”
“Non devi dispiacerti, basto già io a farlo. Vuoi favorire?”
Versò dell’abbondante Jack Daniels in un bicchiere.
“No, grazie. Non mi piace”
“Veramente? Bella e senza vizi?” Diana sorrise sarcastica.
“E tu? Bella e con i vizi…?” Ruby non le fece mancare una battuta di rimando. 
“Non puoi immaginare quanti…” si avvicinò al divano con bicchiere e bottiglia tra le mani, per poi sedersi accanto a Ruby mantenendo una certa distanza. 
“L’alcool è l’unica cosa che non mi fa sentire sola.”
“Non c’è nessuno nella tua vita?”
“No, solo un ex marito che di tanto in tanto mi dà noia…ma non ne voglio parlare ora. Dopotutto non so chi tu sia.” mandò giù il whiskey tutto d’un fiato, poi versò dell’altro liquore e buttò giù tutto nuovamente.
“Le tue faccende sentimentali non mi interessano. Sei tu che hai voluto incontrarmi.”
“Già. Non so nemmeno io perché. Forse…beh non importa. So che sei un’ottima giornalista…”
“Quindi ti sei informata anche tu su di me…” sorrise.
“Naturalmente. Comunque voglio farti vedere una cosa.”
Prese il notebook, inserì la password, e ciò che si aprì furono le foto della scena del crimine di Noa.
Ruby capì immediatamente che Diana si stava riempiendo di alcool per reggerne la visione, così accorciò le distanze spostandosi di più verso di lei. 
Al seguito, iniziarono le carrellate delle immagini di Noa, nuda, stesa sul lettino dell’obitorio, supina: la pelle gialla e le macchie ipostatiche generate dalla pressione del cadavere, la facevano sembrare solo un pezzo di carne qualunque. 
Le due donne restarono in silenzio, interrotto di tanto in tanto dal “click” del pad e dalla luce emessa dal computer. 
Ruby cercò di deglutire, ma non c’era saliva nella sua bocca.
“Ci…ci sono anche le immagini dell’autopsia?”
“Immagini e clip, se ti interessa.”
Diana non attese la risposta affermativa della donna e cliccò su un’altra cartella presente sul desktop, poi premette l’avvio su uno dei video in cui si vedevano un paio di medici bardati per l’occasione e la ripresa che si spostava sul petto nudo di Noa.
Le immagini non erano particolarmente nitide, ma si capiva tutto.
Nel momento in cui si vedeva uno dei medici avvicinarsi col bisturi al corpo di Noa, Diana prese la bottiglia e si versò un bicchiere colmo fino all’orlo di Jack Daniels, che non attese oltre di mandare giù in contemporanea allo zoom della macchina da presa sulla mano del medico, che con il bisturi iniziava ad aprire la cassa toracica della ragazza con un deciso taglio a “Y”.
Derma e tessuto adiposo sembravano burro al tocco del chirurgo, che con altrettanta facilità recideva con la forbice i nervi fino a tagliare la gabbia toracica. 
Nel momento dell’estrazione dei primi organi interni, Ruby ebbe un conato di vomito che non riuscì a trattenere, rimettendo sul pavimento.
“Ho avuto la tua stessa reazione la prima volta.”
“Cazzo, è terribile” si asciugò la bocca con la mano.
“E anche la seconda, e la terza…adesso riesco a reggere, ma solo perché mi estranio con l’alcool.”
“Ma a cosa ti serve riguardare questo orrore?”
“A prendere consapevolezza del mio fallimento come madre…”
Ci fu un breve silenzio.
“Do una pulita, tu vai pure a rinfrescarti. Fai come se fossi a casa tua.”

Sotto l’acqua tiepida della doccia, era come se si aspettasse di lavare via le immagini cruente che aveva appena visto. 
Ruby prese un po’ di sapone dal dispenser e con foga si strofinò le mani. Poi tutto il corpo. E di nuovo le mani, con più foga e insistenza, sfregandole fino a farle sanguinare.
“Merda!”
Spaventata, si guardò intorno e prese il primo asciugamano che si trovò a tiro per tamponare le ferite. 
“Grande! Di tutti i colori, proprio il bianco!”
“Tutto bene?” Diana bussò alla porta del bagno, ma Ruby presa dalla situazione non aveva sentito nulla, così, preoccupata, la donna aprì leggermente la porta. Il giusto per poter avere una conversazione ma senza scavalcare gli spazi. 
“Ruby??”
“Sì, sì! Solo avrei bisogno di dare una lavata ai vestiti…posso usare la tua lavatrice?”
“Nessun problema, ma sicura sia tutto ok?”
“Sì.”
Diana non era convinta, ma decise di non insistere. Un po’ perché lei stessa era brilla, e un po’ perché in casa sua erano anni che non veniva qualcuno a farle visita.
Essere invadente con Ruby poteva significare farla scappare. E lei non voleva. Ma per quale ragione, poi? 
“Ti ho portato un paio di cose mie. Più o meno abbiamo la stessa taglia.”

Ruby uscì dal bagno accertandosi che le ferite sulle mani non fossero visibili.
Diana era un po’ alcolizzata, ma dopotutto era sempre un poliziotto.
“Ti ho preparato del tè caldo.”
“Ah, beh, grazie.”
“Non ho solo alcool in casa, se è questo che credi.”
“Io non credo proprio niente” entrambe si sedettero al tavolo della cucina.
“Perché mi hai fatto vedere quel video?”
“Eri curiosa, no?”
“Non di vedere un’adolescente macellata.”
“Da quando ci siamo incontrate non hai fatto altro che impicciarti dei fatti miei!”
“E tu mi ci hai fatta impicciare.”
“Solo perché non volevo che la tua indole da paparazzo facesse danni divulgando informazioni sbagliate, cosa credi?”
“Ok, ora basta! Ti ringrazio per il tè. E non preoccuparti, farò finta di non sapere niente!”
“Non puoi. Ormai ci sei dentro. E poi te ne stai andando con i miei vestiti…”
Ruby si alzò, tolse la t-shirt buttandola sopra al tavolo, rimanendo mezza nuda davanti a Diana, che abbassò lo sguardo.
“Ti prego, rivestiti…riparliamone domani mattina. Puoi usare il mio letto, io devo fare delle ricerche.”
Ruby batté il pugno sul tavolo, iniziando a gridare.
“Come puoi pensare che io riesca a dormire dopo quello che ho appena visto?”
“Ti posso dare delle ottime pillole che uso io…”
“Il tuo letto, le tue pillole…tu sei pazza!”
“Forse, ma non sono io che sto urlando mezza nuda nell’appartamento di una quasi sconosciuta. E adesso, copriti per favore” le porse la maglietta tra le mani, notando le ferite. Ma non disse nulla. 
“La tua autorità da poliziotto con me non funziona!”
Diana si alzò a sua volta e si mise proprio di fronte a Ruby, guardandola dritta negli occhi. Le due donne erano quasi alte uguali.
“Se volessi essere autoritaria come dici, non ti pregherei…” prese le mani di Ruby e le strinse nelle sue.
“Non volevo turbarti mostrandoti quei video. Anzi, c’è dell’altro.”
“Scusa?” la giornalista si ritrasse.
“Non pensare male, nulla di simile a ciò che hai già visto, te lo assicuro.”
“Perdonami, ma mi è venuto un gran mal di testa. Forse ora il tuo letto mi serve davvero.”

Diana rimase davanti al computer per un’altra ora buona, guardò sullo schermo: erano quasi le tre di mattina. Chiuse il laptop, si alzò dal divano andando verso la finestra cercando di godersi il panorama, ma venne distratta dal rombo di una moto. Sporgendo lo sguardo vide il ragazzo che la guidava fermarsi e togliersi il casco, per poi guardare su, proprio nella direzione dell’appartamento della donna.
Gli alberi sul marciapiede non lasciavano il campo visivo del tutto libero, ma da quel poco si vedeva che si trattava di un ragazzo molto giovane con i capelli a metà lunghezza raccolti con un codino che lasciava intuire che sotto fosse rasato. Barbetta incolta e una cicatrice vistosa sul sopracciglio sinistro. Quest’ultima non le fece avere dubbi: era lui! Lucas Walsh!
Di primo acchito pensò di prendere la pistola, ma il suo pensiero non fu veloce quanto il ragazzo, che immediatamente ripartì. In ogni caso non sarebbe stata una buona idea, considerando l’alcool che aveva in corpo.
Non riusciva a capire perché fosse venuto lì e soprattutto come fosse in possesso dell’indirizzo della sua abitazione, ma decise che lo avrebbe scoperto presto. 
Intanto la stanchezza si era fatta sentire anche su di lei, così decise di dare un ultimo sguardo al materiale comodamente dalla camera.
Entrò cercando di fare il meno rumore possibile. Appoggiò il computer aperto sopra il comodino e, sedendosi leggermente sul letto, tramite la luce del desktop vide Ruby che dormiva girata da un lato, con un braccio completamente fuori dalle lenzuola. La luminosità mise in evidenza la mano della donna, piena di piccoli tagli. 
La toccò cercando di spostare le dita, notando del sangue leggermente rappreso, ma le indagini finirono subito, perché Ruby si svegliò e girandosi di scatto prese il polso di Diana, stringendolo, senza avere intenzione di farle male.
“Che cosa volevi fare?”
“Come ti sei procurata queste ferite?”
“Non sono cazzi tuoi!”
“Sai, anche io da ragazza soffrivo del tuo stesso disturbo…” Ruby strinse di più il polso di Diana, che però ribaltò la situazione fermando entrambi quelli della donna.
“Dimentichi sempre che sono io il poliziotto” il tono della sua voce era quasi di scherno, mischiato ad un sorriso sarcastico. 
I loro sguardi erano vicinissimi.
“Da quanto lo vuoi, Ruby?” divenne improvvisamente seria senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lei, poi la lasciò andare.
Le due donne non parlarono più, i loro occhi parlavano per loro. Si osservarono a lungo, come per non perdere nemmeno un centimetro dei lineamenti l’una dell’altra. 
Gli occhi di Diana diventarono lucidi e iniziarono a brillare di una luce nuova, quando Ruby posò lo sguardo sulle labbra di lei, che non mancò di sorriderle scostando alcuni capelli ribelli dietro l’orecchio. Senza alcun motivo si sentirono entrambe come completamente sollevate dalla terribile giornata: ora esistevano solo loro due. Ruby appoggiò una mano dietro al collo di Diana, con l’esplicita intenzione di ricevere ciò che sembrava inevitabile arrivare, finché tutto si interruppe. 
“Ti chiedo scusa.”
“Non fa nulla.” Ruby si alzò di scatto dal letto con lo stupore di Diana.
“Ma dove vai?”
“A casa mia. Scusami, non mi sarei dovuta trattenere qui.”
“No, aspetta, ti prego… È colpa mia, vero?”
“Tu fai paura. Cambi umore di continuo.”
Ruby era cosciente del fatto che la donna non potesse essere stabile. Dopotutto aveva subito una tragedia, ma non si sentiva di restarle accanto. Men che meno dopo quello che era appena successo. 
“Non andartene, per favore. Io…non riesco a sopportare più il silenzio di questa casa…”
“Per questo hai provato a baciarmi? Per dare una scossa alla tua solitudine? Ci vediamo, detective.”
Riuscì ad aprire di poco la porta della camera da letto che Diana si ritrovò di fronte a lei. 
“Resta.”
3 Luke


Lucas Walsh, detto Luke, era il figlio del boss dell’Irish Mob, Aaron Walsh. Non uno, ma il pezzo grosso della mafia irlandese: un tipo che era riuscito a farsi strada con ogni tipo d’inganno e senza il minimo scrupolo, nemmeno verso la propria famiglia. 
Riteneva che l’attività dell’organizzazione potesse e dovesse allargarsi verso illeciti più remunerativi del semplice spaccio di stupefacenti e prostituzione.
Senza volerlo, Lucas fu l’incipit involontario per estendere l’organizzazione in una direzione che avrebbe fatto arricchire Aaron oltre ogni immaginazione. 
Quella notte, arrivò al Global Gas Station, nei dintorni di Hunts Point. Fermò la sua moto vicino ad una delle pompe di benzina e tirò fuori il cellulare dalla tasca accertandosi dell’orario.
“Cazzo, muoviti!”
La persona che stava aspettando doveva essere in ritardo, così entrò nel negozio della stazione di servizio per prendere qualcosa da bere. 
Proprio in quel momento squillò il telefono.
“Vieni fuori da lì, coglione.” la chiamata si interruppe immediatamente. 
Uscendo dal negozio, dal lato opposto della strada, sostava una Mercedes nera.
Lucas si avvicinò, poi una delle portiere posteriori venne aperta improvvisamente: uscì un energumeno vestito dello stesso colore dell’auto che strattonò il ragazzo spingendolo all’interno della vettura. 
“Che cazzo, Thompson! Insegna l’educazione a questo bestione!”
 Il ragazzetto si lamentò toccandosi un braccio con una smorfia di dolore.
“Ti ho sempre detto di non chiamarmi per nome, pezzo di merda!”
“Il tuo nome del cazzo invece lo ripeto! Thompson! Thompson! Thomp…” il tizio che prima lo aveva urtato, gli mollò una sberla sul viso, mentre l’altro uomo ridacchiò, per poi inalberarsi.
“Ringrazia di essere figlio di tuo padre e che io non mi chiami veramente Thompson, altrimenti saresti già morto da un pezzo!”
“E tu ringrazia di essere con questa specie di Hulk!”
“Cerca di portarmi rispetto, cazzone! E adesso, dimmi…hai posizionato l’ordigno dove ti avevo ordinato?”
Lucas guardò l’uomo con aria interrogativa, poi si decise a rispondere.
“Ma tu non mi avevi detto…”
“Dove cazzo lo hai messo?!?”
“Ecco, io…dentro la macchina…tra i compressori del climatizzatore…”
“Sei proprio un coglione! Che cazzo ti ho dato a fare l’indirizzo di quella, secondo te?”
“Ma non potevo entrare in casa e…”
“Non dovevi entrare da nessuna parte! Era sufficiente nasconderlo in zona. Prega che tutto fili liscio o ti farò fare una brutta fine!”
Lucas stava digrignando i denti, e i pugni chiusi sembravano voler trovare la faccia del suo interlocutore. Ma non ci sarebbe arrivato. La guardia del corpo lo avrebbe fatto a pezzi subito.
“Ora vattene e tienimi informato.” l’uomo dal finto nome scaraventò il ragazzo fuori dall’auto facendolo cadere a terra in malo modo, per poi dare cenno all’autista di ripartire. 
Lucas rimase a terra ancora per un istante, piangendo e battendo i pugni sul cemento. Faceva impressione e allo stesso tempo tenerezza, che un ragazzo così selvaggio potesse nascondere un lato così apertamente infantile. 
“Cazzo, cazzo! Non avrei mai dovuto…mai…!”
La caduta gli aveva fatto fuoriuscire il cellulare dalla tasca dei jeans, se ne accorse poco dopo e accertandosi che ancora funzionasse, esitò per un momento, poi cliccando nel menù entrò nella galleria fotografica del telefono, scorrendo fino a delle immagini che lo ritraevano mentre era in atteggiamenti teneri con una ragazza. E quella ragazza era proprio Noa, la figlia di Diana.
“È troppo tardi…se solo potessi tornare indietro…”
Le osservò a rotazione per un po’, poi le selezionò tutte e, con il pollice tremante, dallo schermo digitò il bottone “elimina”. Quel gesto era come se dovesse mettere fine a quel momento di debolezza, un momento che doveva essere scacciato, perché la notte non era ancora conclusa e perché doveva ancora finire di “lavorare”. E poi, perché non voleva ricordare. Non in quell’istante quanto meno. Si alzò barcollando, poi aprì la borsa posta sulla parte posteriore della moto e tirò fuori alcuni sacchetti contenenti cocaina, altri marijuana. Da uno di questi ultimi prese la quantità sufficiente per rollare uno spinello: aveva bisogno di fumare. 
Dopo un paio di boccate riprese il telefono cercando il numero del padre, ma squillò a vuoto.
Riprovò e questa volta rispose.
“Che c’è Luke?” lui odiava essere chiamato così. Lui si chiamava Lucas. Lucas era il nome che aveva scelto sua madre. Ed era tutto ciò che gli restava di lei. 
“Ho appena visto Thompson…”
“Sì lo so. Me lo ha detto. E mi ha anche detto che non sei stato molto bravo. Ad ogni modo, Luke…non pensare di tornare a casa fino a quando non avrai messo fine a questa storia.” 
“Cazzo, papà…”
“Non voglio ritrovarmi nessuno, e ripeto, nessuno di quelli che hanno visto tutto, mandare a puttane il mio lavoro. Fai quello che devi e vedi di farlo bene. Domani è l’ultimo giorno utile. Non te lo ripeto più.”
Lucas avrebbe voluto controbattere, ma la chiamata era stata interrotta ancora prima di poterlo fare, così, in mezzo alla strada, come se fosse stato un pazzo, improvvisò una conversazione con il padre continuando a tenere il cellulare accanto all’orecchio e a urlare.
“Non faccio altro che vivere nella continua paura di fallire! E fallisco, papà! Fallisco sempre! Non mi hai insegnato niente! Solo che le cose che vuoi le devi ottenere con il male! Anche a costo di strappare delle vite! Che l’esistenza non conta nulla! Conta solo il rispetto di chi sta sopra di te e i soldi! Cazzo! Cazzo! Anche la mamma…la mamma era diversa…io volevo essere come lei…invece…”
La suoneria del telefono riportò Lucas alla realtà: era Thompson.
Eppure gli sembrava che non avessero più nulla da dirsi.
“Devi sistemare Liam. Stanotte.”
“Ma papà aveva detto…”
“Aveva detto. Ma non c’è più tempo. Dimmi se ti serve qualcuno.”
“No, me la posso cavare da solo. Come al solito.”
“Meglio così.”
Lucas saltò sulla sua Harley. Diede così tanto gas da farlo sembrare un tuono. I suoi pensieri tormentati correvano più veloci della motocicletta.  
4 Lucas


Erano ormai le cinque della mattina quando Lucas arrivò nel quartiere di Liam.
Il ragazzino viveva con i nonni materni a Williamsburg, in una casa popolare adiacente ai ricchi palazzi che affacciavano sul fiume. Benché le loro vite e le loro tasche fossero diverse, Lucas considerava Liam il suo migliore amico. Anzi, il suo unico amico. Non ne aveva altri.
La loro amicizia nacque quando Lucas, per la terza volta, fu costretto a ripetere il terzo anno di liceo, finendo in classe proprio con Liam. La passione per le moto e le corse, li unì immediatamente, con la differenza che Liam non possedeva una motocicletta perché aveva solo 16 anni e perché a stento i nonni potevano permettersi il necessario. Andando avanti con la conoscenza, Lucas scoprì che i genitori di Liam erano morti: il padre per gelosia uccise la compagna e successivamente si tolse la vita quando lui era molto piccolo. L’odio che Liam provava per il padre era lo stesso che provava Lucas per il suo: con la differenza che suo padre era ancora vivo. Inoltre, Lucas non amava la scuola, e anche se tutti sapevano provenisse da una famiglia milionaria, questo non gli rendeva comunque facile la vita didattica: spesso era stato beccato a spacciare nei corridoi, anche impunemente davanti ai professori. Dicevano fosse un ragazzo difficile perché aveva perso la madre qualche anno prima in circostanze non meglio note. Anche questo era qualcosa che lo accomunava a Liam. Qualcuno addirittura faceva illazioni, dicendo che fosse stato lui stesso ad averla uccisa, essendo un balordo. Tutto questo faceva soffrire il ragazzo, che non solo frequentava di rado il liceo, ma non riusciva nemmeno a stringere amicizie quelle poche volte che provava ad andarci. Liam era stato l’eccezione. L’unico che, invece di giudicarlo quando non entrava in classe per saltare le lezioni più difficili, le saltava insieme a lui. Quando Lucas un giorno arrivò a scuola con una nuova moto, tutti pensavano si trattasse di un capriccio esaudito dal padre milionario, invece era un regalo per il suo migliore amico. Così, oltre alle voci che lo dipingevano come un matricida, seguirono quelle che fosse anche omosessuale, perché “un regalo così un amico non te lo farebbe mai”; invece nessuno sapeva che Lucas aveva trovato in Liam un fratello. Più piccolo, e anche un po’ fragile. Il fatto che entrambi, per ragioni differenti, non potessero contare su una figura genitoriale, lo faceva sentire legato a lui in un modo così morboso da volerselo portare ovunque, anche quel giorno maledetto che cambiò non solo il loro destino, ma anche quello di Noa.
Essere lì in quel momento lo faceva star male, ma non poteva evitarlo.
Posteggiò la moto nell’ultimo scorcio di oscurità che restava della notte, poi iniziò a camminare avanti e indietro come una belva relegata in uno zoo che cerca di pensare ad una via di fuga che in realtà non c’è.
Sudava, nonostante la temperatura autunnale fosse tutt’altro che calda.
Si guardò intorno come se qualcuno potesse scoprire quello che gli passava per la testa, e alla fine si decise.
Fece squillare il cellulare di Liam: due squilli, una pausa, e ancora due squilli. Era il loro codice per comunicare un’urgenza. 
Liam rispose allo stesso modo, e dopo qualche minuto raggiunse in strada l’amico.
“Che ci fai qui? Come è andata con “quella””?
“Fregatene di come è andata. Senti, tu devi andar via.”
“Cosa? E dove devo andare?”
“Non lo so. Non hai parenti da qualche parte?”
“Ma tu mi avevi detto che sarebbe andato tutto bene, Lucas! Tu me lo avevi promesso!”
“Lo so, ma tu sei l’ultimo rimasto…”
“Cazzo! Cazzo!”
“Io…non potrei fare eccezioni…l’unico modo per non ucciderti è dire a mio padre di non averti trovato, ma tu devi andar via…”
“Ma non ho soldi! E non posso chiederli alla mia famiglia! Farebbero domande…”
“Vendi la moto.”
“Cosa?”
“Vendila. Anzi, te la vendo io a un tizio che conosco. Poi ti darò qualcosa, ma finché quel pezzo di merda di mio padre non sa che ho concluso anche con te, non mi darà più un centesimo. Ma non mi sgancerà più niente in ogni caso quando saprà che non ti ho fatto fuori.”
“Ho paura, Lucas…”
“Lo so.”
Liam si buttò tra le braccia di Lucas, che rimase sorpreso da tanta tenerezza, ricambiando a sua volta.

CONTINUA…

A PERFECT LIE: Cap. 1

AVVERTENZE! La storia è indicata per un pubblico adulto. Contiene scene di violenza, tematiche delicate, sesso e droga. Ogni riferimento a persone o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Le immagini delle attrici si riferiscono al cast virtuale dei personaggi, usato esclusivamente per rendere il racconto più accattivante.

VIDEO PROMO:

Ombre sui grattacieli

1
La nostra vita


Era incredibile la sua capacità di stupirmi.
Sapevo che ogni notte tornando a casa, lei, nuovamente, non ci sarebbe stata.
Ovviamente sono ironica. Non c’era quasi mai. 
Perciò, entravo. Controllavo che realmente non ci fosse, e uscivo nuovamente. Per non pensare. Ma camminare per i vicoli desolati di Manhattan mi faceva solo pensare di più. Diverse volte ho rischiato di essere rapinata. Che poi, per una donna che gira sola, la rapina è il male minore. 
Raramente, come stanotte, la trovavo lì ad aspettarmi: nuda dentro al letto, tra fresche lenzuola scomposte e con il mio cuscino tra le braccia. 
“Dove sei stata?” odio quel tono ironico e di sfida, quasi fastidioso, a cui aggiunge un sorriso sornione e irresistibile.
“E tu, invece?” Non ottengo riposta.
É uno di quei momenti in cui non mi fa nemmeno spogliare, che me la ritrovo di fronte con il lenzuolo bianco che avvolge il suo corpo fino alla prossimità del seno, e che contrasta con i suoi capelli neri, per poi vederlo cadere a terra.
“Allora? Devo spogliarti io, Ruby?”
Le sue braccia intorno al collo e i suoi occhi scuri che guardano insistentemente le mie labbra, stanno ammorbidendo le mie difese. Eppure, non merita le mie attenzioni.
“Non puoi ogni volta fare così…cos’è questo profumo? Non è tuo” conosco il suo odore, e ciò che si mette addosso per essere ancora più appetibile.
“La smetti di fare domande? Goditi il momento…” cerca di baciarmi, sento la morbidezza dei suoi capelli ondulati sul mio sterno. Sto per cascarci, quando decido di metterla alla prova.
“Odori di uomo, Diana. Puzzi come uno di quei bavosi con cui lavori. Per così dire.” Non é vero: sto mentendo, ma lei non può saperlo. 
Le sue braccia intorno a me, stanno abbandonando la presa. Il calore del suo respiro sulla mia bocca mi sta lasciando. Poi, un breve dolore sulla mia guancia. Cerco di non perdere il controllo, mentre stringo forte il polso della mano che mi ha schiaffeggiata.
“Lasciami, Ruby! Non sarei dovuta tornare questa notte. Non sono venuta qui per farmi umiliare nuovamente da te!”
“Umiliarti? Io? Stai scherzando, spero!”
“Se non ti piace ciò che sono, possiamo anche finirla qui!”
“Non mi piace quella che sei diventata! È diverso!”
“Sono sempre stata così.”
“Non dire cazzate, sai benissimo che stai dicendo una marea di stronzate!”
“Ho sempre avuto una predisposizione per le dipendenze…del resto…se non fosse stato così, non starei con te.”
“Facile girare la frittata in questo modo!”
“Perché? Vuoi forse convincermi che non è così?” 
Lei che si crede dipendente da me…lei! Lei! Capito? 
Ho un ricordo così bello di lei e del nostro primo incontro, che se solo ci penso il fiato si spezza, ma allo stesso tempo provo rabbia e nausea, come se il mio amore per lei mi avesse tolto tutto quello che avevo quando ho preso coscienza di amarla.
Non dice più nulla. Indossa la mia camicia che avevo appoggiato sulla sedia la notte scorsa e allaccia solo il bottone di mezzo. Ma è proprio mentre la guardo sistemarsi i lunghi capelli all’insù che capisco cosa sta per fare.
“Diana…ti prego…”
“E perché no? Non ho niente da fare qui.”
Si avvicina al letto, si siede e apre il cassetto del comodino.
La sta tirando fuori…sta tirando fuori quella merda…!
Se ora dovessi avvicinarmi e buttargliela sul pavimento so già che finirebbe a schifo. Ormai siamo arrivate anche alle mani.
Così la guardo…guardo quella roba che dal naso le sale al cervello, e che me la sta portando via…
2
Due anni prima dell’oblio


“Cos’abbiamo qui?”
“Omicidio per arma da fuoco, detective” dal tono della voce, il poliziotto non sembrava poi così convinto. 
“Levati e fammi vedere!”
Il ragazzo a terra aveva un foro nel petto, ma ai lati della bocca si poteva vedere bene della schiuma bianca mischiata a sangue.
“Arma da fuoco, eh?”
“Detective, io…”
La discussione venne interrotta dall’arrivo di un’auto.
“Chi ha avvisato i giornalisti?”
“Io non…”
“Certo, tu non ne sai nulla.”
Dall’auto scese una donna piuttosto attraente, alta, capelli lunghi. Sulla quarantina, ma sembrava più giovane.
Vestita di tutta pelle, giacca aperta e una maglietta bianca che non lasciava spazio all’immaginazione.
Al suo seguito, un paio di fotografi.
“Ruby Evans, piacere” la donna allungò la mano verso il detective, che però non rispose con altrettanta cortesia.
“Diana Bitton. E le assicuro che non è un piacere. Qui è morto un ragazzo di appena 15 anni”.
“Può dirmi di più di questo ragazzino?”
“Cosa dovrei dirle? Senza documenti, come gli altri tre prima di lui”.
Diana chiuse la cerniera del telo che conteneva il cadavere, poi fece cenno a uno dei poliziotti di portarlo via.
“Povero ragazzo…si può ipotizzare la causa del decesso?”
“Le pare che io sia un anatomopatologo o un medico legale? Per ora ciò che sembra evidente, è che la ferita da arma da fuoco sia solo un espediente.”
“Che cosa intende esattamente?”
A questa domanda Diana si stizzì, ponendosi di fronte alla giornalista a pochi centimetri dalla sua faccia. 
“Mi ascolti bene, Miss Evans, per lei questa è un’occasione di fare uno scoop e alzarsi di un gradino verso una carriera gloriosa, ma per me è ben altro! Perciò, si tolga dai piedi! Con una spallata cercò di congedarsi, ma Ruby la afferrò per un braccio.
Per un attimo Diana rimase senza fiato: era un tocco deciso, ma allo stesso tempo delicato. 
“Le consiglio di togliermi le mani di dosso! Sa che potrei piantarle una pallottola in uno dei suoi punti vitali?”
Ruby mollò la presa, era divertita e al contempo affascinata, poi tirò fuori dalla sua borsa un biglietto da visita.
“Mi chiami, quando sarà più ragionevole. So che lo farà.”
Diana rimase molto sorpresa dalla calma con cui Ruby si era rivolta a lei nonostante i suoi modi bruschi, così prese il biglietto con supponenza, quasi strappandolo dalla mano della giornalista, e si allontanò di fretta. 

Il mattino seguente, Ruby entrò in ufficio di buon’ora. In redazione era stata la prima ad arrivare, in modo da poter dedicare parte del suo tempo a qualcosa che non riusciva a togliersi dalla testa: la reazione del tutto anomala e fuori luogo di Diana. In realtà a un giornalista basta poco per fare accendere la miccia della curiosità, ma Ruby sentiva che dietro c’era molto di più del semplice fastidio di un poliziotto verso la sua categoria. L’intento era di cercare informazioni su Diana: un detective deve essere abituato a certe cose, no? E perché non sembrava essere così? Iniziò quindi a fare una ricerca in archivio degli articoli dei vari casi di omicidio degli ultimi anni, ma era tutto piuttosto regolare, tranne che per un fatto: quelli legati alla morte di ragazzini erano stati tutti assegnati a Diana. Non del tutto soddisfatta, decise di inserire solo il cognome: “Bitton”. Quello che ne venne fuori le raggelò il sangue, ma non fece in tempo a pensare lucidamente che squillò il cellulare: era un numero non presente in rubrica. 
“Sì?”
“Miss Evans? Sono Diana…Diana Bitton.”
In realtà Ruby non si aspettava che Diana la chiamasse, pensava sarebbe rimasto un vano tentativo, ma al di là di questo, si sentiva molto lontana dalle prime intenzioni per cui glielo aveva lasciato.
“Buongiorno Miss Bitton, a cosa devo…”
“Possiamo vederci?” tagliò corto.
“Beh, ecco…”
“La aspetto fuori dalla redazione alle venti in punto” la chiamata si interruppe. 

3
Risveglio nell’abbandono


“Ma cos’è questo casino…? Accidenti…” Pensavo di avere programmato la sveglia alle otto, ma si è stranamente attivata prima. Io e la tecnologia a volte non ci capiamo. Prendo il cellulare e reimposto tutto inserendo il silenzioso, poi lo ributto sul comodino.
Mi sento totalmente rincoglionita. Mi ero addormentata piangendo, con Diana al mio fianco completamente fatta…ma…
“Diana…? Cazzo! Cazzo!”
Se ne é andata. Ha aspettato che mi addormentassi per uscire.
“Maledetta stupida!”
Sono stanca di sentirmi impotente e di continuare a lasciarla fare. Sono stanca di rifiutarla perché mi schifa quello che fa e con chi. Vorrei uscire e andarla a cercare, ma sono anche stanca fisicamente.
Al lavoro arrivo sempre tardi, e se non fosse stato per gli articoli che a stento consegno puntuali, mi avrebbero licenziata da tempo. Mi nutro perlopiù di crackers e yogurt, che sono le uniche cose commestibili che trovo al distributore sotto casa. Non ho tempo e voglia di cucinare. Non ricordo nemmeno l’ultima volta che ho cucinato, men che meno quando lo ha fatto Diana, so solo che in cucina non c’è nemmeno una padella fuori posto e i piatti hanno cm di polvere sopra. 
Questo appartamento è molto diverso dal giorno in cui lo avevamo affittato per la prima volta. Un tempo sapeva di fresco, di pulito. E non solo perché lo tiravamo a lucido. Rispecchiava ciò che eravamo, e che con il tempo abbiamo perduto. Era luminoso, ogni angolo parlava di noi e del nostro amore. Adesso le serrande sono sempre abbassate, ed entra una penombra ostile, che non ha nulla di romantico; l’aria è viziata, alternata solo quando stendiamo i vestiti ad asciugare. Il sole non entra più dalle finestre e nella nostra vita. 
Fare questo viaggio a ritroso in quello che era stato di noi, non mi aiuta a decidere di alzarmi dal letto e andarla a cercare. Dopotutto manca ancora qualche ora, così decido di chiudere gli occhi e di riposare quel tanto che mi consentirebbe di andare al lavoro lucida il giusto. Ma ormai il sonno se ne é andato, rimanendo solo quella stanchezza che non ti fa dormire.
Con la coda dell’occhio noto il telefono lampeggiare e mi sembra di intravedere il suo nome che batte sullo schermo.
Prima se ne va e poi chiama? Muori! 
Cazzo! Anche se il cellulare non suona, quel continuo brillare mi dà noia e decido di rispondere.
“Cosa vuoi?”
“Amore, ho fatto un incidente.” 
Ma da quando ha ripreso a chiamarmi amore esattamente? Non pensavo che la droga inacidisse e addolcisse la gente alla velocità della luce. 
Un incidente…ci sarà davvero da crederle?
“Ti prego…non so nemmeno dove mi trovo…”
“Mandami la tua posizione…cazzo, Diana!”
Ed ecco che comincia a piangere come una fontana e a non capirsi più nulla di quello che dice, tra singhiozzi e voce impastata dall’alcool. Ormai conosco tutte le fasi di questo delirio.
“Diana, ti ricordi come mandare la posizione dall’applicazione? Ti ricordi quando dovevamo vederci la prima volta e non riuscivamo a trovarci?”
“Sssì, me lo ricordo…”
“Ecco, brava. Ora metti il vivavoce così hai le mani libere”.
Fortunatamente si è calmata e mi ha mandato questa dannata posizione. Vediamo…Central Park! Beh, pensavo peggio!
“Ti è arrivata?”
“Sì. Non muoverti da lì”.
4
Segreti


Ruby uscì dall’ufficio alle 19:30, pioveva e non voleva assolutamente arrivare in ritardo. 
Diana al telefono era stata ermetica e frettolosa, così pensò che una donna di quel tipo ottimizzasse su tutto e che fosse il caso di anticipare l’uscita. 
Sistemò il manico dell’ombrello sotto al braccio, in modo tale da poter tirare fuori dalla borsa uno specchietto tascabile e controllare che trucco e capelli fossero ordinati, poi si spruzzò un po’ di profumo sui lati del collo e sui polsi, in seguito prese in mano il cellulare per passare il tempo che restava prima dell’incontro. 
Pensò di rimanere in attesa nei dintorni della redazione, in modo da farsi trovare subito, ma qualcosa andò decisamente storto, in quanto alle 20 in punto Diana ancora non era arrivata, e proprio in quel momento squillò il cellulare.
“Si può sapere dove si trova?” domandò seccata.
“Esattamente fuori dal palazzo, davanti all’ingresso.”
“Ma è sicura?”
“Certo, ma posso sapere in che zona è? Mi mandi la sua posizione.”
“D’accordo…”
Ruby scoppiò a ridere.
“Detective Bitton, io lavoro per il New York Times, ha completamente sbagliato strada!”
“Mer..! Mi dispiace tantissimo!”
“Non si preoccupi, continuerò ad aspettarla qui, purtroppo la mia macchina è fuori uso, altrimenti l’avrei raggiunta.”
“Ma con questo tempo potrebbe…” Ruby anticipò la risposta di Diana e tagliò corto.
“Non mi piace attendere nei locali da sola, preferisco stare qui. La aspetto.”

Diana arrivò con la sua Ford accanto al palazzo del Times, poi, sostò. La pioggia piuttosto fitta e i tergicristalli non consentivano una visuale nitida, e proprio mentre stava cercando di capire dove la stesse aspettando Ruby, sentì bussare al finestrino dalla parte del passeggero: era lei.
Diana fece cenno con la mano di salire, e Ruby si affrettò a chiudere l’ombrello e ad entrare in macchina. Nonostante l’attesa e il maltempo, la giornalista le sorrise. 
“Alla fine ce l’abbiamo fatta!”
“Già, mi dispiace molto…ho la testa altrove, non era mia intenzione farla aspettare così tanto…”
“Non si preoccupi, ora sono qui tutta per lei! Di cosa voleva parlarmi?”
“Ecco, io…” 
Diana sembrava imbarazzata per la frase di Ruby, e al contempo il profumo fresco della donna e il blu intenso dei suoi occhi, la fecero distrarre per un momento, poi si riprese guardandola con espressione dolcemente interrogativa.
“Tu…Lei…” si corresse subito “…vuole mangiare qualcosa?”

Il fast food in cui Diana invitò Ruby era molto distante dalla sede del Times. Si poteva notare una forte affluenza di giovani di età scolastica superiore che pagavano, aspettavano il loro turno alle casse e mangiavano avidamente.
Ruby non poté non notare che Diana li stava osservando con interesse.
“Perché siamo qui esattamente? Forse è arrivato il momento di parlarne.”
“Sto svolgendo delle indagini in questo quartiere. Il ragazzo che abbiamo trovato morto l’altro giorno aveva in tasca uno scontrino del locale e qualche dollaro.”
“L’autopsia è stata fatta?”
“Sì, ma nello stomaco non c’era traccia di cibo, e lui è stato ritrovato un’ora dopo che era uscito da qui.”
“Quindi ha comprato cibo da asporto.”
“Esattamente.”
“Probabilmente nemmeno era per lui…”
“Probabilmente. Anche perché nei dintorni non c’era altro. Credo sia stato portato sul luogo del ritrovamento e che non ci sia arrivato con i suoi piedi.”
Diana sembrava molto preoccupata, di una preoccupazione che andava ben oltre delle semplici indagini, e Ruby lo percepì.
“Posso farle una domanda?”
“D’accordo…” la donna stava pizzicando un hamburger. 
“Che cosa la turba realmente? Non mi dica che è per il fatto che siano coinvolti dei ragazzini. Lei ne vede a bizzeffe di questi casi, anche più cruenti. Insomma, è abituata… Io credo, e mi corregga se sbaglio, che ci sia un legame personale con questa vicenda…”
L’ultima frase per Diana fu determinante per farle perdere il controllo, tanto da non riuscire a deglutire, poiché il boccone si incastrò nella trachea impedendole di respirare: Ruby, rendendosi conto della gravità della situazione, si alzò di scatto verso la donna iniziando a comprimerle l’addome, fino a farle sputare il pezzo di cibo.
“Diana, tutto bene?
“Sì…ora sì…sto…sto bene…”
Come se fosse la cosa più naturale del mondo, la donna si strinse a Ruby.
“Portami fuori da qui…”

Dopo avere impostato il navigatore, si mise alla guida dell’auto di Diana, che per gran parte del tragitto rimase appisolata con la testa appoggiata al finestrino. Ora le appariva estremamente fragile, ed era sicura che dopotutto lo fosse davvero: non riusciva più a vederla come la saccente e scorbutica poliziotta del primo incontro.
Avrebbe voluto parlare con lei, capire cos’era successo di così terribile da farla stare così male, approfondire quello che aveva appreso sul suo conto, ma di cui era all’oscuro. 
La ricerca le aveva fornito un solo e vago risultato, che la soddisfava solo in parte. Sapeva che il succo di ciò che cercava era stato sapientemente e volutamente omesso dalla polizia. 
Quei pensieri tuttavia furono presto sostituiti da un senso di tenerezza, quando il suo sguardo si posò per un istante sul viso di Diana, che ora era completamente avvolta in un sonno profondo. Non si sentiva più Ruby Evans, la giornalista sempre a caccia della verità, ma soltanto una donna assorbita dal turbamento di un altro essere umano. 

Il navigatore segnalò l’arrivo a destinazione a casa di Diana, e Ruby cercò di posteggiare delicatamente la macchina.
“Diana? Diana, si svegli…” le scosse leggermente una spalla.
La donna vide Ruby al posto di guida e sul momento non riuscì a capire, poi razionalizzò.
“Cazzo…”
“Direi che a me non resta che chiamare un taxi…ci aggiorniamo domani!” sorrise.
“No…no. È tardissimo. E poi siamo parecchio distanti, ti faresti prosciugare il portafogli per nulla. Domani ti riaccompagno in ufficio.”
“Non mi sembra il caso di disturbarla.”
“Nessun disturbo, sali da me.”

L’appartamento di Diana era modesto ma accogliente. Ciò che spiccava sopra ogni cosa, erano le diverse librerie posizionate in più punti dell’alloggio e lampade da parete dalla luminosità soffusa che sembravano mascherare l’ambiente circostante.
Ruby notò che alcuni portafoto erano rivolti a faccia in giù e che il soggiorno presentava una confusione tutto sommato “ordinata”: sul divano c’erano diversi vestiti piegati male ma sicuramente puliti, sul tavolino accanto era appoggiato un bicchiere di vino mezzo pieno, un notebook con adagiati sopra un discreto numero di fogli stampati.
“Mi dispiace per il disordine, sono desolata. Non pensavo avrei avuto ospiti.” disse sorridendo con amarezza.
Diana stava ripulendo il divano, e Ruby per non stare con le mani in mano si avvicinò per aiutarla, notando che tra i vestiti ce ne erano alcuni che sicuramente non appartenevano alla donna.
“Questi li prendo io.” si affrettò Diana, che quasi scappò verso una delle camere con la porta socchiusa, per poi bloccarsi e andare verso la propria camera da letto. Ruby notò immediatamente, ma preferì non sondare il terreno per il momento.
“D’accordo…mi sembra ovvio di non esserle gradita nonostante l’invito.”
Diana si girò verso Ruby con ancora i vestiti in mano.
“Puoi anche smetterla con questi convenevoli e darmi del tu.”
“E allora dimmi cosa ti è successo!”
“Perché, non lo sai? Ti sarai già informata, no?”
“Mi prendi in giro? Cosa credi che abbia trovato?”
“Anche troppo!” Diana diede una leggera spinta a Ruby dandole le spalle, ma non riuscì a fare più passi del dovuto che la donna batté una mano contro la porta della camera, che di riflesso si aprì.
Ciò che si presentò era chiaramente la stanza di un’adolescente.
“Chi vive con te? O meglio, viveva?”
Diana lasciò di riflesso cadere i vestiti, poi portò entrambe le mani sul viso: stava piangendo trattenendone i singhiozzi. Non voleva apparire debole verso chi, alla fine, era solo una sconosciuta.
“La mia Noa…”
“Quindi è lei la prima vittima che è stata trovata vicino a Central Park…era tua figlia…”

CONTINUA…

LA NOTTE PRIMA DELLA TEMPESTA

Dov’eri la notte prima della tempesta?

A cosa pensavi, quand’eri stesa sull’erba

e il cielo sembrava abbracciare i tuoi sogni?

Dov’eri la notte prima della tempesta?

Cosa scrivevi, quando il sole non entrava più dalla finestra della tua stanza, e gli esseri della notte adoravano la luna?

Dov’eri la notte prima della tempesta?

“Ero fuori e dentro la mia mente.

Cercavo riparo dalla mia vita e dal buio. 

Non volevo invecchiare, la notte prima della tempesta…”

XENA: THÀNATOS: Il Rituale CAP.1

La notte fresca e il cielo stellato, non riuscivano a conciliare il sonno di Gabrielle, che voltandosi verso la donna che amava, cercava di introdurre un minimo di conversazione. Quando Xena era così silenziosa, le sembrava quasi di essere tornata indietro nel tempo, quando le parole per la guerriera parevano essere un’eccezione fastidiosa per il suo carattere taciturno.

“Xena, dormi?”

“No, Gab”.

“Nemmeno io…”

“Ho paura di cosa ci aspetterà, avrei voluto un po’ di pace…”

“La grande Principessa Guerriera che ha paura e parla di pace?”

“Mi sento stanca, Gabrielle…”

Il fuoco accanto al giaciglio stava per spegnersi, ma Gabrielle riuscì a scorgere il viso di Xena, che in effetti destava preoccupazione.

Le accarezzò il viso con dolcezza, poi passò alle spalle, ma Xena sembrava infastidita.

Liquidò la ragazza voltandosi dalla parte opposta.

“Buonanotte, Gab…”

“Notte, Xena…”

**********

Le due donne, in sella ai rispettivi destrieri, erano molto silenziose; in realtà Gabrielle avrebbe voluto parlare con Xena, ma qualcosa tra loro si era spezzato al ritorno da Mogador (Xena e la tratta delle schiave).

Era rimasta scossa da tutta la vicenda legata a Gurkhan, mentre Xena su di sé portava ancora i segni fisici e interiori delle torture subite. 

Nonostante ciò, la guerriera con la coda dell’occhio cercava lo sguardo della ragazza, che non mancava di voltarsi spesso verso di lei.

“Come ti senti all’idea di rivedere le amazzoni?” Xena aveva un tono di voce leggermente ironico.

“Ormai mi sento lontana da quel mondo…semmai io gli sia mai appartenuta”.

“Non ti senti una guerriera amazzone?”

“Non mi sento un’amazzone…e forse nemmeno una guerriera, dopotutto”.

Xena intuì non fosse il caso di proseguire l’argomento.

“Comunque siamo quasi arrivate”.

Gabrielle non rispose se non con un flebile sospiro inudibile per Xena.

**********

Arrivarono nei pressi del villaggio amazzone, che però sembrava essere diverso dall’ultima volta in cui erano state le due guerriere: una fitta nebbia che quasi non lasciava intravedere nemmeno l’erba, l’odore acre della stessa simile a quello della morte.

Xena scese da cavallo, e di riflesso anche Gabrielle.

Si guardarono intorno, ma era come se a circondarle ci fosse il nulla; Xena fece segno alla ragazza di rimanere in silenzio, ascoltando il più piccolo rumore che potesse ricondurre il pensiero ad una vita umana.

Gabrielle, cercando di continuare a non fare rumore però inciampò in una radice, ma Xena prontamente riuscì a frenare la caduta piegandosi e abbassandosi verso di lei, prendendola al volo. 

Fu proprio in quel momento che percepì la voce flebile di una donna intonare una nenia.

Nei pressi della radice dove era appena caduta Gabrielle vi era un enorme albero secolare, dietro al quale c’era una figura umana inginocchiata, vestita di nero e con un mantello che copriva spalle e capo. 

Non si resero conto di chi potesse trattarsi finché la mistica figura non si voltò verso di loro, scoprendo un viso noto ad entrambe: una donna dai lunghi capelli biondi con una cicatrice sul viso: Najara. Stava pregando. 

Xena non riuscì a credere ai propri occhi e andò subito in escandescenze. 

“Tu…tu non puoi essere…”

“…Viva? Il Djinn non mi ha mai abbandonata…”

Xena sguainò la spada, ma prontamente Gabrielle con i sai si frappose tra lei e Najara.

“…Gabrielle…ancora? Ancora cerchi di difenderla? Dopo tutto quello che abbiamo passato a causa sua?”

“Xena…no…”

“Gabrielle, togliti di mezzo oppure questa volta…”

La frase fu interrotta da un avambraccio che da dietro, con forza, si ritrovò contro la trachea di Xena.

“Non posso permettetelo, Xena!”.

**********

Xena abbassò la spada, poi si voltò verso la guerriera che l’aveva minacciata.

“Varia…prima chiedi il mio aiuto e poi…”

“Il tuo aiuto mi servirà per ben altro…ed ora…se volete lasciare pregare la sacerdotessa…”

“Scusa…? Sacerdotessa…?” Gabrielle era piuttosto stupita di quello che aveva sentito, mentre Xena le rivolse uno sguardo, compatendola con disgusto.

“Venite con me” Varia passò avanti facendo strada, mentre Xena al seguito diede una spallata a Gabrielle.

**********

“Dunque, si può sapere che cosa è accaduto al villaggio amazzone?” Xena si stava ancora guardando intorno, incredula di ciò che la circondava, camminando lentamente e con estrema attenzione.

“Circa un lustro fa, alcune delle mie sorelle sono scomparse per poi essere ritrovate squartate e appese a testa in giù nella foresta”.

Varia raccontava l’accaduto con la freddezza tipica di chi voleva mantenere il controllo.

“Non si tratterà per caso ancora di qualche pazzo che odia il popolo amazzone…?” Gabrielle venne subito interrotta da Varia, che proseguì la spiegazione.

“No, abbiamo ragione di pensare che si tratti di qualcuno all’interno della nostra comunità, anche se da quando è arrivata la sacerdotessa, gli omicidi si sono di molto diradati”.

“La sacerdotessa…” sorrise sarcastica Xena.

“Ci è stata di grande aiuto” continuò la regina “ha dato forza a tutte noi, oltre che preziosi consigli e…”

“Ah basta, finiscila! Io conosco quella donna, e non è ciò che vuole fare credere!” 

“Perché questo odio? Anche lei ti conosce, eppure ha usato parole molto belle nei tuoi riguardi e in quelli di Gabrielle”.

“Soprattutto nei riguardi di Gabrielle, immagino…” il sarcasmo di Xena era sempre più evidente, così Gabrielle decise di intromettersi nella conversazione.

“Come mai tutta questa nebbia?”

“Non ne ho proprio idea, Gab. Questo villaggio è diventato una tomba…non vediamo il sole da tempo immemore…”

Le tre donne si trovarono ormai al centro del villaggio, quando Xena si fermò bruscamente: qualcosa bloccò il suo passo.

“Dannazione, ma che…?”

La nebbia era così fitta che non lasciava spazio nemmeno ad una visione lineare da pochi centimetri da terra. Si inginocchiò per controllare su cosa avesse preso contro, e si rese conto che ciò che stava toccando era particolarmente freddo, duro e bagnato…

“Per gli déi Xena, quello è…” la voce di Gabrielle era tremante.

“…quel che resta di un teschio” terminò la frase Xena, mentre Varia si stava guardando intorno sfoderando la spada.

“Non succedeva qualcosa del genere da tempo, io non riesco a capire…”

“C’è poco da capire Varia, andiamocene di qui!”

Xena prese i resti del cadavere introducendoli in un panno sotto gli occhi disgustati di Gabrielle.

**********

Le due guerriere si ritrovarono nel capanno degli ospiti amazzone, Xena si stava togliendo l’armatura e le vesti per adagiarsi in un bagno caldo rilassante. 

Gabrielle le si avvicinò, abbracciandola da dietro. 

“Xena…” sussurrò.

La donna non disse una parola, e con una mano spostò e tolse del tutto le mani di Gabrielle dai suoi fianchi, poi continuò a spogliarsi.

“Hai deciso di non parlarmi?”

“Semplicemente non ho nulla da dirti, Gab”.

“Già, immagino. E immagino che Najara non c’entri nulla con il tuo silenzio punitivo”.

“Gabrielle, io sono stanca. Stanca di doverti mettere in guardia da cose ovvie. Con quale serenità dovrei lasciarmi andare con te?”

“Io non volevo difendere Najara…”

Xena entrò nella vasca colma di acqua calda e profumi.

“Quella pazza esaltata porta solo guai…ed io che pensavo ce ne fossimo liberate per sempre…”

“A quanto pare qui Najara è trattata come una divinità”.

Gabrielle si spogliò a sua volta, ed entrò suadente nella vasca di fronte a Xena, che non poté fare a meno di guardarla con desiderio.

Xena abbassò lo sguardo, massaggiando il sapone sulle braccia.

“Il potere che esercita Najara sulle amazzoni è relativo, una volta scoperto che cosa vuole ottenere, non sarà più un problema…”

Gabrielle si morse le labbra.

“Sei ancora gelosa di lei?”

“Mai stata gelosa…” la riposta secca di Xena trasudava menzogne.

“Io invece sono gelosa…” Gabrielle prese la mano sinistra di Xena e strofinò delicatamente la spugna tra le dita.

“…sai, non mi è piaciuto come ti ha guardata quell’amazzone che ci ha condotte qui…”

Gabrielle si avvicinò ancora di più di fronte a Xena, portandole le braccia intorno al collo, mentre la guerriera, ormai inebriata dalla sensualità della donna, le stava accarezzando la schiena. 

“Mi sei così mancata, Xena…”

Gabrielle rimase fissa con lo sguardo sulle labbra di Xena, per poi finalmente sentirle sulle sue, morbide e infine più audaci.

Il bacio divenne sempre più profondo, finché un tonfo sordo prima e un urlo disperato poi, non lo interruppero.

“Per gli dèi, Xena! Cosa può essere stato?”

“Andiamo a vedere!”

Le due donne sgusciarono fuori immediatamente dalla vasca, indossando di fretta le lenzuola per poi spalancare la porta della capanna.

Xena era davanti a Gabrielle in segno di protezione, poi le due donne lentamente cercarono di capire cosa fosse successo, ma la visuale era sempre meno nitida, si vedevano a malapena le costruzioni del villaggio amazzone da cui entrambe si stavano gradualmente allontanando. 

Poco dopo, i piedi di Xena a contatto con la pelle nuda sentirono qualcosa di caldo tra le dita: era sangue.

Xena non disse nulla a Gabrielle, seguendo la scia di sangue che stava diventando sempre più nitida e spessa.

Gabrielle guardava le spalle della sua donna, sapendo che fare domande in quel momento non fosse assolutamente opportuno, finché Xena non si girò verso di lei facendole segno di rimanere in silenzio: aveva visto qualcosa.

**********

Davanti a loro, stesa a terra si trovava proprio la giovane amazzone che le aveva accompagnate alla capanna.

Gli occhi erano rivolti all’insù ed era completamente rigida: le dita delle mani erano piegate, come se avesse cercato di afferrare qualcosa.

“…è…è morta Xena?”

“No, respira ancora…dobbiamo riportarla al villaggio e…”

Xena sentì dei rumori, come se qualcuno fosse nascosto tra gli alberi e avesse calpestato dei rami secchi. 

Prese il lenzuolo che avvolgeva il suo corpo, e arrotolandolo abilmente lo fece diventare una sottospecie di frusta, che prontamente si avviluppò intorno a ciò che sembrava essere un’ombra, che alla fine catturò strattonandolo verso di lei.

“Sei stata tu, maledetta!”

“No, Xena, io sono una vittima quanto lei, te lo giuro…!”

“Vittima? Non farmi ridere!”

Gabrielle questa volta non se la sentiva di intervenire.

“Xena, dobbiamo andarcene da qui e provare a salvare…”

Gabrielle non riuscì a finire la frase che Varia e alcune amazzoni arrivarono sul posto correndo.

“Che cosa succede qui? Abbiamo sentito delle urla…Non ci posso credere…un altro cadavere…”

Gab si affrettò a rispondere:

“No Varia, è ancora viva, possiamo salvarla!”

“Antiope e Mira, portate via Selene! La sacerdotessa sicuramente potrà aiutarci…”

Xena, sentendo ancora l’epiteto dato da Varia a Najara, non potè fare a meno di contestare.

“Ma cosa stai dicendo? Non è una sacerdotessa! E sono sicura che tutto questo è opera sua!”

Varia si avvicinò a Xena guardandola dalla testa ai piedi, sorridendole maliziosa: era completamente nuda davanti a lei.

“Ti ho già detto che la sacerdotessa per noi è molto importante, potrai rendertene conto tu stessa.”

Prese il lenzuolo che imprigionava Najara e glielo pose sullo sterno, sfiorandola.

“Ora copriti. Per quanto sia molto bello ciò che vedo, qui si gela…”

Gabrielle volse lo sguardo prima a Varia e poi a Xena, con totale sorpresa e disappunto.

“Ho sentito bene?”

“Già”.

“Questo è tutto quello che hai da dire?”

Xena si stava ricoprendo frettolosamente, facendo finta di nulla.

“Allora…?”

“Gab, non è questo il momento di fare domande su cose stupide…andiamo!”

Gabrielle rimase a bocca aperta, come se avesse voluto aggiungere altro, ma alla fine sospirò infastidita e seguì Xena.

**********

Xena e Gabrielle si stavano vestendo, a breve sarebbero state al cospetto di Varia e delle amazzoni anziane per parlare degli ultimi avvenimenti.

“Pronta?” Xena stava aprendo la porta come per mettere fretta a Gabrielle, ma quest’ultima sembrava prendere tempo.

“No, vai da sola”.

“Scusa? E tu cosa intendi fare? Dormire? Stai scherzando, spero!”

Xena mise le mani sui fianchi, poi si avvicinò alla ragazza, sedendosi accanto.

“Cosa ti prende?”

“Mi sembravi compiaciuta per quello che ti ha detto Varia, e ho capito che tra noi le cose non sono più come prima” quando Gabrielle pronunciò l’ultima frase aveva la voce strozzata.

“Ti rendi conto che non è questo il momento né il luogo adatto per fare questi discorsi, vero?”

“Non lo è mai, Xena! Siamo sempre prese da altro, abbiamo sempre altre cose di cui occuparci, tranne che di noi due!”

Le parole di Gab erano piene di frustrazione.

“Fa’ come ti pare, Gabrielle. Ci vediamo più tardi”.

Xena uscì dalla capanna sbattendo la porta, mentre Gabrielle portò le mani alle tempie.

L’unica volta che le due donne si erano così profondamente allontanate l’una dall’altra fu per la morte di Solan, ma nessuna donna si era mai frapposta tra lei e Xena.

**********

Xena arrivò al centro del villaggio, precisamente dove le amazzoni svolgevano danze e iniziazioni; ad attenderla c’erano Varia e le sue fidate guerriere.

Di fronte all’intero gruppo di donne, si poteva vedere un altare in pietra su cui era distesa a forma di croce con la testa rivolta ad est, la giovane Selene, circondata da alcuni falò, mentre a fianco della ragazza c’era Najara, questa volta tutta vestita di bianco.

La sacerdotessa si avvicinò all’amazzone con un piatto di vino in fiamme, al quale aggiunse resina e olio profumato che pose in una delle mani della ragazza, poi recitò una preghiera accasciandosi a terra:

“Ascoltami, o Morte, il cui impero inconcluso

si estende alle tribù mortali di ogni genere.

Da te dipende la parte del nostro tempo,

la cui assenza allunga la vita, la cui presenza finisce.

Il tuo sonno perpetuo rompe le vivide pieghe

con le quali l’anima attira il corpo:

comune a tutti, di ogni sesso ed età,

perché nulla sfugge alla tua furia distruttrice.

Non la giovinezza stessa la tua clemenza può guadagnare,

vigorosa e forte, da te prematuramente uccisa.

In te si conosce la fine delle opere della natura,

solo in te ogni giudizio è assolto.

Nessuna arte supplicante contrasta il tuo tremendo furore,

nessun voto revoca il proposito della tua anima.

O potenza benedetta, considera la mia ardente preghiera,

e la vita umana all’età abbondantemente risparmiata.”

Ci fu silenzio assoluto.

Xena guardò Varia perplessa e diffidente come sempre, ma non disse nulla.

Poco dopo Selene iniziò ad urlare disperata e nello stesso istante Varia tenne ferma Xena, che chiaramente era intenta a correre verso l’amazzone, che si alzò in piedi sull’altare con gli occhi spalancati per poi cadere all’indietro.

Dopo questa terribile visione, Xena si liberò da Varia andando incontro a Selene: era morta.

“Najara! Che tu sia maledetta! L’hai uccisa! L’hai uccisa tu!”

Varia, intuendo che Xena era totalmente fuori controllo, con un cenno, diede ordine alle sue guerriere di fermarla.

Najara, ancora accasciata, provò ad alzarsi senza riuscirci, e con voce flebile si rivolse a Xena.

“Selene era posseduta, il nostro villaggio sarebbe stato in pericolo, ma non sono stata io ad ucciderla…”

“Qui non c’è niente di tuo, Najara! Come puoi dire di non essere stata tu? Ti abbiamo vista tutti!” Xena era furibonda.

“Portate via Xena!” ordinò Varia alle guerriere amazzoni.

“Tu non hai la minima idea dell’errore che stai facendo, Varia…!”

Xena venne legata per essere condotta nel capanno privato della Regina Amazzone.

XENA – IL DONO: L’Inganno e il Prodigio CAP.4

Quella notte su Tebe rumoreggiava un altro temporale che fece svegliare di soprassalto Gabrielle. Spaventata, di scatto sollevò la schiena dal letto.

Non erano stati solo i tuoni a renderla inquieta, ma anche il sogno che stava facendo.

Ciò destò anche Xena, che immediatamente si preoccupò per la ragazza.

“Tutto bene, Gab?”

“Sì…credo di sì…”

Xena avvolse dolcemente nel lenzuolo Gabrielle che si adagiò sul petto della guerriera.

“Ho paura…”

“Di che cosa, Gabrielle?”

“Che tu possa morire…”

“Non è così semplice uccidermi…” Xena la rassicurò baciandole la fronte e stringendola di più a sé, e Gabrielle rispose immediatamente al calore di quell’abbraccio come se vi si volesse aggrappare. 

Xena lo percepì.

“Perché non ce ne andiamo da qui, Xena? E non torniamo ad Anfipoli…?”

“Per restare in casa a filare la lana? Non è la vita che voglio…che vogliamo…altrimenti non mi avresti mai seguita…”

“Quindi non sei pentita di avermi tenuta con te?”

“No, Gabrielle…”

“E allora perché lo avevi detto…?”

“Ero furiosa per aver perso il chakram…ma non ho mai realmente pensato fosse colpa tua…credo che non potrei mai privarmi di te…”

Le due donne si guardarono a lungo, poi Xena accarezzò il viso della ragazza e iniziò a baciarla, ma il bacio fu immediatamente interrotto da una ventata che fece sbattere la finestra.

Gabrielle si alzò per chiuderla ma qualcosa fuori destò la sua curiosità, e facendo cenno con la mano chiamò Xena a sé.

Sotto la pioggia scrosciante, fuori dalle mura della corte di Re Laio, Neris e Iris stavano evidentemente confabulando.

La visuale era poco nitida per colpa dell’abbondante acqua e del forte vento, ma da quel poco che si poteva capire, Iris mise un oggetto all’interno di una zampa di Neris, infine quest’ultima con l’altra zampa carezzò il capo di Iris per poi alzarsi in volo con enorme difficoltà fino a scomparire.

“Sembra che la Sfinge e Iris siano in confidenza, Xena…”

“Già… molto probabilmente Iris non ci ha raccontato tutto…”

 **********

FLASHBACK: LA SERA PRIMA ALLE TERME DI RE LAIO

“Eri la moglie di Laio? Cerca di spiegarti!”

“Ti prego Xena, lasciami…non è mia intenzione darmi alla fuga…sì ero la moglie del Re, finché lui non ha scoperto il mio segreto…”

Xena mollò la presa.

“Un anno fa ho dato alla luce due gemelli…”

“Quindi?”

“Non erano i figli del Re, ma di Crisippo. Quando Laio lo ha scoperto diede ordine di uccidere i miei bambini ed io divenni la sua schiava…gli orecchini che indosso sono di mia madre. Non ho più nulla di valore o di nobile…”

Copiose lacrime iniziarono a scendere sul viso di ciò che era rimasto della Regina di Tebe. La donna, osservandola meglio, sembrava molto più vecchia della sua età e Xena non potè evitare di provare empatia per lei.

Le poggiò una mano sulla spalla in segno di conforto e il tono della voce si addolcì, pur non nascondendo un fare sospettoso.

“Ma perché spiarci?”

“Volevo capire per quale ragione Laio vi avesse convocate…ora…scusami…non vorresti coprirti…?”

Iris abbassò lo sguardo e porse a Xena un telo di lino. Era notevolmente in imbarazzo.

Xena avvolse il telo intorno a sé, mentre Gabrielle faticò a dare la sua totale attenzione ad Iris, poiché affascinata dai movimenti della guerriera, che se ne accorse e sorrise.

“Ehm…ma in tutto questo la Sfinge cosa c’entra?” domandò Gabrielle con estrema curiosità.

“Neris è la protettrice di Tebe. Portatrice di prosperità e giustizia. Dopo la cruenta morte di Crisippo, ella fece calare una maledizione su tutti noi con i suoi enigmi impossibili…nessuno fino ad ora è mai riuscito a risolverli…”

“La famosa linea di sangue…”

Xena iniziava a darsi delle risposte.

FINE DEL FLASHBACK

**********

Xena e Gabrielle si guardarono come se stessero contemplando la stesso identico pensiero: Neris e Iris erano chiaramente in confidenza e nascondevano qualcosa.

“Che cosa facciamo, Xena?”

“Domani mattina andremo a cercare Neris e le daremo la soluzione dell’enigma.

“Lo conosci?”

“Non lo so. Forse.”

“E non potresti condividere con me il tuo sapere?” Gab era evidentemente irritata.

“Non adesso. Torniamo a riposare. Ci aspetterà una giornata intensa”

“Non smetti mai di dare ordini, vero Xena…? Si dà il caso che forse anche io conosca…”

“Gab…ti prego…” Xena la interruppe.

Gabrielle sollevò il lenzuolo per mettersi sotto scoprendo Xena, che la guardò compatendola. 

“Buonanotte, Xena!” e le girò la schiena 

“Quando questa faccenda sarà risolta, credo tornerò davvero a Potidea!”

“Gabrielle…” Xena le toccò una spalla cercando di farla girare verso di sé, ma la ragazza rimase ferma e ben salda nella sua posizione fisica e morale.

Sapeva che qualora si fosse voltata, lo sguardo di Xena l’avrebbe fatta sciogliere dandogliela vinta.  Xena era la sua forza, ma anche la sua enorme debolezza.

**********

Di buonora, Xena si recò nella stalla da Argo nutrendola con una succosa mela.

“Direttamente dalla corte del Re…sei una ragazza fortunata!” sorrise accarezzando il muso della cavalla con affetto.

Quel momento di indulgenza però, durò veramente poco, poiché dietro di lei apparì Ares.

“Sei di buon umore, Xena…hai trascorso una bella nottata a quanto pare…”

“Che fai, ora ti metti a spiare?”

Il Dio della Guerra posò le mani sui fianchi di lei, e spostando il capo verso il collo, sensualmente ne odorò la pelle.

“Non è necessario. Il profumo della biondina su di te è stucchevole…”

Xena si scansò, innervosita sia dai modi che dalle parole di Ares.

“Cosa vuoi ancora?”

“A quanto pare il mio avvertimento non l’hai ascoltato…ho cercato di usare le buone maniere…”

“Sai bene che preferisco le cattive, Ares…” il tono di sfida di Xena era sempre più acceso.

“D’accordo Xena, sia come vuoi tu…anche io prediligo la violenza…ma…” Ares si avvicinò ancora suadente a lei accarezzandole il mento. 

“…preferirei usarla in modo più piacevole…

“Quando avrò scoperto cosa ti lega a Tebe, di piacevole assaggerai la mia spada conficcata nel tuo petto…”

Ares le sorrise sarcastico, e si dileguò. 

**********

Gabrielle aveva assistito alla scena di nascosto.

Quando Ares scomparve, decise di intervenire con lo stupore di Xena nel vederla.

“Tu ed Ares…incredibile!”

“Gabrielle, stai vaneggiando…”

“Sicuramente anche i miei occhi vaneggiano, non è vero Xena? Da quanto va avanti con Ares?”

“Non è mai cominciata”

Gabrielle poggiò una mano sulla fronte.

“Perché ho la sensazione che mi sto buttando via con te?”

“Gabrielle, ti prego…”

“Questo tuo rapporto con Ares prima o poi dovrai spiegarmelo…mi sembra di impazzire…”

Xena si avvicinò e stringendola a sé tentò di baciarla, ma Gabrielle si voltò dalla parte opposta e abbassò lo sguardo.

“Gabrielle io…io ti… Niente.” e si interruppe.

“Non riesci nemmeno a dirlo, Xena…non riesci a dire cosa provi per me…”

“Non è semplice…”

“Già.”

Gabrielle si divincolò e uscì dalla stalla.

Sentiva che Xena la amava, ma sapeva anche che non era il momento per discutere.

C’erano cose più importanti da portare a termine prima.

**********

“Gabrielle, andare incontro alla Sfinge è insidioso, è meglio se resti qui a sorvegliare Iris…”

“Se credi possa dileguarsi, non credo proprio lo farà, Xena…”

Gabrielle sembrava avere un’idea piuttosto precisa sui fatti.

“…e poi voglio venire con te, non mi importa quanto possa essere o non essere pericoloso farlo!”

Portami con te, Xena…

Quelle parole richiamarono alla mente della guerriera il primo incontro tra le due donne.

Xena non riusciva a capire cosa Gabrielle ci trovasse di così speciale in lei da volerla seguire ovunque, forse persino agli inferi.

Ed era sicura che se fosse stato necessario l’avrebbe seguita anche lì, con o senza il suo consenso.

“Va bene, Gab. Andiamo”.

**********

Scappate! Mettetevi in salvo!

Un uomo con la fronte sanguinante stava correndo e urlando a squarciagola terrorizzato: sopra di lui la terribile Sfinge stava planando sulla piazza di Tebe cercando di afferrare i malcapitati che non erano riusciti a scappare.

Due donne, in procinto di entrare nel tempio di Afrodite, erano rimaste pietrificate dal terrore proprio mentre la creatura stava per piombare su di loro, ma l’uomo frapponendosi tra le fanciulle e la Sfinge riuscì ad evitarne il massacro, sacrificandosi. 

Ciò non era comunque servito, poiché Neris atterrò davanti a loro con la ferma intenzione di ucciderle. 

Proprio mentre aveva esposto gli artigli, in lontananza si sentì l’urlo di battaglia di Xena, e in un attimo senza quasi accorgersene si ritrovò la guerriera in groppa che cercava di domarla e con la spada di darle fastidio ma senza accanirsi.

Neris tentò più volte di scaraventare la guerriera a terra, poi, visto l’insuccesso spiccò il volo.

“Guerriera non voglio ucciderti, non costringermi a farlo!” 

“Potrei dirti la stessa cosa, Neris!”

La Sfinge fece delle vere e proprie acrobazie di volo, ma Xena riuscì a restare ben salda, almeno fino a quando la creatura non ripiombò in picchiata sulla terraferma riuscendo a farla cadere, e con un colpo di coda lanciarla a mezz’aria.

Successivamente, Neris si avvicinò minacciosa con passi sinuosi verso Xena che era a terra incosciente, sollevò una delle sue enormi zampe da cui spuntavano gli artigli affilati pronta ad affondare, quando improvvisamente sentì un forte dolore alla sinistra del costato. 

Gabrielle aveva raccolto la spada di Xena infilzando Neris meglio che poteva.

“Tu…ragazzina…come hai osato?!?” la Sfinge girò il capo verso di lei con un’espressione maligna.

Le mani di Gabrielle iniziarono a tremare fino a far cadere la spada, mentre Neris puntò il suo artiglio all’altezza del collo della ragazza in corrispondenza del ciondolo, incastrandolo e tirandolo cercando di strozzarla, ma la catenina si spezzò e il ciondolo ad esso attaccato schizzò via in alto.

In quello stesso istante apparve Afrodite.

“Ah, ecco dov’era finito!” sorrise

La Dea puntò il dito verso il ciondolo, che si trasformò nel chakram perduto che stava proprio per cadere addosso alla guerriera ancora a terra priva di sensi.

Xenaaaaa” Gabrielle gridò a squarciagola più che poté per svegliarla, e Xena un po’ scossa dal caos generale e dalla voce della ragazza, rapidamente afferrò il chakram con la mano destra e senza perdere ulteriore tempo lo lanciò contro Neris ferendola lievemente ad una zampa.

“Perché non mi hai uccisa, guerriera?” Neris si leccò la ferita.

“So che non sei tu la minaccia per Tebe, e Gabrielle ha la soluzione dell’enigma!”

“Io…cosa… Xena ma…?” Gabrielle era stupita.

“Sì Gabrielle, tu conosci la risposta! Avanti! Esponila!”

“Beh, ecco…la linea di sangue…il guaio…Re Laio! E’ lui la serpe in seno di Tebe!”

Gabrielle era compiaciuta di se stessa e la Sfinge la guardò con stupore.

“Esatto fanciulla, esatto…hai risolto l’enigma…ora portatemi qui il blasfemo e Tebe sarà libera! Re Laio deve morire!”

Xena annuì con lo sguardo.

**********

“E’ stato così facile, Xena?”

“Quasi come la materializzazione del mio chakram, direi…” sorrise.

“Xena…io non ne sapevo nulla…”

“Sì, certo…”

“No, ti giuro Xena…non potrei mai mentirti…”

Xena guardò Gabrielle in modo sospettoso, mentre la ragazza sospirò come se si fosse arresa per non essere stata creduta; poi ad un tratto dal nulla fece la sua comparsa la Dea dell’amore.

“Sei tornata a darmi ulteriori problemi?”

“No fanciullina, sono qui per dire due parole alla guerriera del tuo cuore…”

“Beh? Che c’è?” 

“C’è che dovresti pensare un po’ di più alla ragazzina che porti a spasso con te, Xena!”

“Non ti seguo, Afrodite”

“Il chakram, sciocca! Lo avevo preso…ehm…in prestito pensando che non avendo più la tua arma ti saresti dedicata a Gabrielle…che stravede per te!”

Gabrielle divenne d’un tratto completamente rossa. I pomodori a confronto con la sua pelle erano pallidi, e sentendosi osservata da Xena sentì il cuore battere più forte. 

“Non era necessario che ti appropriassi indebitamente del mio chakram, Afrodite…ma ti ringrazio per il pensiero…”

“Sei sempre così scorbutica Xena! Beh, non mi resta molto altro da fare qui! A presto, fanciulle!” fece l’occhiolino ad entrambe e scomparì.

Gabrielle era in evidente imbarazzo per le parole di Afrodite, e cercò di abbozzare un discorso che deviasse da ciò che era appena successo.

“Cosa intendi fare con Re Laio? Lo vuoi davvero consegnare alla Sfinge?”

“In realtà, no”

“Quindi…?”

“Quindi…no…”

“Vedo che siamo tornate alle vecchie maniere…d’accordo non insisto…” mise una mano davanti a sé e poi si voltò dalla parte opposta di Xena.

“Gabrielle…”

Xena afferrò il polso della ragazza e le due donne si ritrovarono l’una di fronte all’altra.

La guerriera accarezzò il viso di Gabrielle, poi con lo sguardo di chi stava provando forti emozioni ed impaccio, pronunciò quelle parole che la giovane non avrebbe più dimenticato.

“Io credo di amarti, Gabrielle…credo di averlo sempre saputo…”

“Lo credi o lo sai…?”

“Lo so…”

Gabrielle d’impeto si buttò tra le braccia di Xena che rispose a quel gesto di affetto stringendola forte a sé. 

“Pensavo non me lo avresti mai detto, Xena…”

“Te lo dirò sempre Gab…o almeno ci proverò…”

Gabrielle era cosciente di non poter pretendere di più da Xena, e che quello che le aveva appena confessato era davvero molto per una persona come lei.

Xena si avvicinò, e le due donne si scambiarono un lungo e dolce bacio, poi la guerriera iniziò a togliere di mezzo la ferraglia della sua armatura e si buttò tra la vegetazione insieme a Gabrielle, che ci si ritrovò sopra, cominciando a slacciarle il corpetto.

“Xena…cosa vuoi fare…? Potremmo non essere sole…”

Xena dalle labbra scivolò a baciarle il collo fino ad arrivare al petto leggermente scoperto, mentre Gabrielle insinuava le sue mani tra i folti capelli scuri delle guerriera alternando carezze dalle braccia alla vita di lei. 

I sospiri delle due donne erano sempre più profondi, Xena stava spogliando Gabrielle ancora di più e ancora di più i baci sulla sua pelle diventarono sempre audaci, ma qualcosa le interruppe: si trattava di Ares.

D’un tratto Xena riconobbe tra la folta erba gli stivali di pelle nera, ed immediatamente cercò di coprire Gabrielle.

“Dannazione! Tu sei un folle! Oltre che un guardone!”

“Non sono qui per questo spettacolo, anche se ammetto che ci sai fare Xena…” sorrise sarcastico.

Xena si ricompose, si alzò in piedi insieme a Gabrielle e coprì la fanciulla posizionandosi davanti a lei.

“…ma ci sai fare con la persona sbagliata…” aggiunse il Dio.

“Che cosa vuoi, Ares?”

“Ti sto solo invitando ad andare a compiere il tuo dovere, anziché perdere il tuo tempo in effusioni. Ah come sei cambiata, Xena! Una volta eri la mia spietata guerriera…ora…Beh, basta guardarti e…guardarvi” ghignò in modo ironico.

“Come mai tutta questa fretta, Ares?”

“Fretta di giustizia…”

“Il Dio della guerra che parla di giustizia fa abbastanza ridere…comunque mi occuperò di Laio. E’ una promessa che ho fatto a Neris”

“Eccellente, Xena. Cerca di evitare…come dire…ulteriori distrazioni” sorrise sarcastico Ares.

La guerriera accolse quel sorriso come una sfida e in un istante Gabrielle si ritrovò salda alle labbra di Xena persa in un vorticoso quanto inaspettato bacio.

Le due donne continuarono a baciarsi con enfasi come se dovessero divorarsi a vicenda, e fu proprio in quel momento che Ares preso dalla gelosia lanciò un fulmine in mezzo al cielo e scomparì imprecando.

Il fulmine sì abbatté sul terreno lasciando un profondo solco bruciato.

Le due ragazze riuscirono a scansarlo per un pelo.

“Era necessario provocare la sua ira, Xena? Avrebbe potuto ucciderci…”

“Necessario e fondamentale…guarda il colore argento vivo di questa cenere…”

“Non pensavo che i fulmini degli dei fossero così preziosi” sorrise

“Nemmeno io, Gab…”

 **********

Xena e Gabrielle in sella ad Argo stavano per ritornare alla corte di Re Laio.

“Tu hai ritrovato il chakram, invece il mio bastone è perduto per sempre…”

“Sei stata brava con la spada, però…non lo avrei mai detto…”

“Neris ti avrebbe uccisa, ho dovuto pensare in fretta…non immaginavo mi ritenessi così scarsa, Xena!”

“Sicuramente ci sono cose di te che non avevo considerato…lo ammetto…”

“Quali?” Gabrielle era evidentemente curiosa

“Altre…cose…”

Gabrielle aveva ben inteso a cosa si stesse riferendo Xena, e le accarezzò un braccio dolcemente.

“Gab…” Xena si girò e baciò la ragazza gentilemente, mentre Argo correva verso un destino oscuro e ancora non definito…

**********

“Prendetele!”

Re Laio vedendo arrivare le due donne, diede ordine ai suoi soldati di catturarle.

“Laio, tieni a bada i tuoi cani! Non siamo qui per…”

Xena non riuscì a finire di pronunciare la frase che venne attaccata all’improvviso, e Argo per la paura si imbizzarrì facendo cadere sia lei che Gabrielle.

“Stai dietro di me, Gab!”

Erano completamente circondate dalle guardie del Re, il più grande e grosso tra tutti tentò di lanciarsi su Xena, che nel tentativo di difendere Gabrielle rimase ferita profondamente ad un braccio e fermata tenacemente da un altro soldato.

Legatele e imprigionatele immediatamente nei sotterranei!

“Lasciate stare il mio cavallo!” fu l’ultima cosa che Xena riuscì a dire prima di essere colpita sul capo e svenire.

**********

Le segrete di Re Laio erano fredde e umide. L’odore di stantio si mischiava a quello di chiuso, rendendo nauseabondo qualsiasi tentativo di respirare. Era evidente che la prigione non veniva utilizzata da molti anni. L’unica fonte di luce e di aria proveniva da una minuscola finestra posta sopra la panca su cui stava cercando di riposare Xena; Gabrielle era seduta accanto a lei e le stava medicando la ferita come meglio poteva.

“Da…dannazione Gabrielle…”

“Cerca di stare ferma Xena…il taglio è molto brutto…”

“Lo so benissimo, cosa credi?”

“Xena ti prego…lascia che mi prenda cura di te…” il tono dolce e rassicurante di Gabrielle calmò la donna in evidente stato di sofferenza.

“Non ho alcun dubbio che tu ne sia capace…non ti vedo Gab…avvicinati…”

Gabrielle si spostò verso lo scorcio di luce donato dalla luna e si accorse dagli occhi febbricitanti della guerriera che stava più male di quanto immaginasse. La ferita era sicuramente infetta.

“Ti porterò fuori da qui, Xena. Te lo prometto” e le accarezzò il viso da cui sentì il sudore colare sulle sue dita; toccandole il collo si rese conto non solo che le palpitazioni erano accelerate, ma il calore non lasciava dubbi sul suo stato febbrile. 

“Ti ringrazio…amore…”

Gabrielle rimase senza fiato. Xena non l’aveva mai chiamata così. Sicuramente la febbre la stava facendo delirare.

“Cerca di riposare…”

Xena anche se aveva il braccio ferito, prese la mano di Gabrielle, la strinse e la baciò.

“Ti amo, Gabrielle…” la ragazza aveva il cuore a mille ma allo stesso tempo era estremamente triste, come se quelle parole potessero essere le ultime pronunciate dalla sua guerriera.

“Anche io, Xena…dal primo giorno in cui ho deciso di seguirti…mi sono innamorata di te…”

“Lo so…”

Xena si abbandonò in un sonno agitato e profondo, mentre Gabrielle volse lo sguardo verso lo spiraglio di luce.

**********

Gabrielle stava camminando nervosamente avanti e indietro nella cella cercando di inventarsi una soluzione per uscire da quel posto lugubre e salvare Xena, ma non aveva la minima idea di come poterlo fare.

“Gab…Gabrielle…ho…ho freddo…”

“Per gli dei, Xena…”

Xena stava nettamente peggiorando.

Cercò di scaldarla tenendola stretta a sé, ma sapeva che non sarebbe servito a molto.

“Se solo potessi uscire di qui…oh Xena quanto vorrei avere la tua forza e il tuo spirito…” e mentre stava iniziando a piangere, da fuori sentì provenire un bisbiglio.

Affacciandosi rivide lo stesso scenario della notte precedente: Iris e Neris insieme; questa volta però il cielo limpido e il silenzio circostante rese tutto ampiamente nitido.

Iris mise tra le zampe di Neris dei balocchi e alcuni dolci, poi si coprì con uno scialle fin sopra la testa e si allontanò dalla Sfinge, che anche questa volta si alzò in volo fino a scomparire in lontananza.

Gabrielle non ebbe più alcun dubbio su cosa stesse facendo Iris, e tentò di chiamarla urlando il più possibile. 

“Iris! Iris ti prego! Fermati! Iris!”

La donna si fermò proprio davanti alla piccola finestra della cella.

“Che cosa vuoi? Non posso trattenermi qui!”

“Iris devi aiutarci! Xena sta male!”

“Io…io non posso Gabrielle…mi dispiace…”

“Xena rischia di morire! Ti prego, aiutaci…”

“Io…io non…”

“Se Xena morirà, racconterò a Laio del tuo segreto…”

“Il mio…? Cosa? No, tu non puoi…tu non sai…”

“So tutto, Iris…mi dispiace doverti minacciare ma ne va della vita della donna che amo…e anche il tuo cuore è pieno di amore…io lo so…aiutami Iris, ed io aiuterò te…”

“Dimmi cosa ti serve Gabrielle…”

**********

Iris tornò davanti alla finestra delle segrete della Reggia, con fare furtivo portò a Gabrielle tutto l’occorrente per medicare Xena e una candela per fare più luce possibile.

“Ecco, ora passami il miele, cercherò di fasciare la ferita al meglio…”

“Fai in fretta Gabrielle…oh, se Laio dovesse scoprirmi! Mi ucciderà! 

“Non lo farà, Iris…non ne è capace…”

“Ma cosa stai dicendo Gabrielle?!?”

“Ascoltami Iris, tu hai rischiato molto venendo qui…e ti ringrazio…ma credi a ciò che ti dico…fidati di me…”

La ragazza accarezzò il viso di Xena che mostrava ancora segni di sofferenza; Iris vedendo quel gesto non potè fare a meno di provare tenerezza.

“Devi amarla molto…”

“Xena è ciò per cui io vivo…farei qualunque cosa per lei…”

“Ti capisco, anche io farei di tutto per i miei bambini…”

**********

La notte per Xena trascorse in modo molto turbolento, tra febbre e dolore.

Gabrielle pregava gli dei che potesse riprendersi in fretta, perché vederla soffrire in quel modo la uccideva, soprattutto quando era in preda al delirio, la paura che potesse non farcela la assaliva.

“Gabrielle…”

“Sì Xena, sono qui…”

Gabrielle strinse la mano di Xena, poi le accarezzò il viso e si rese conto che era ancora in un bagno di sudore, mentre il tono della voce si faceva sempre più debole.

“Gabrielle, io…”

“Xena ti prego, devi cercare di fare meno sforzi possibili…riposa…”

Gabrielle sentiva un groppo alla gola e come un macigno che le soffocava il petto. In quel momento Xena non era più la guerriera impavida e forte, ma una donna indebolita fisicamente che stava lottando per sopravvivere.

Xena agli occhi di Gabrielle era una semidea, un’eroina indistruttibile.

Lei che era abituata ad essere sempre salvata. 

Lei che accettava qualsiasi decisione prendesse perché più saggia. 

Lei che se stava solo per cadere veniva rapidamente afferrata con forza.

Ora era Xena ad aver bisogno di tutto questo, e Gabrielle, nonostante si sentisse in parte inadeguata perché forse troppo abituata ad essere sempre la fanciulla da togliere dai guai, voleva darle tutto.

Fece un profondo respiro. Poi ricambiò nuovamente la medicazione.

**********

Gabrielle si stese accanto a Xena, era stanchissima ma non poteva né voleva prendere sonno; poco dopo la guerriera si destò.

“Gab…”

La ragazza appena sentì pronunciare il suo nome cercò di alzarsi, ma Xena la fermò.

“No, Gab…resta accanto a me…”

“Xena…come ti senti…?”

“Come se tutto il Monte Olimpo mi fosse cascato addosso…” sorrise

“Non riesci ad evitare di fare battute nemmeno quando stai male, Xena…”

La guerriera cercò di mettersi seduta, ma non ci riuscì, così Gabrielle le mise un braccio intorno alla schiena e la fece adagiare su di sé.

“Stai comoda?”

“Vorrei sempre stare così comoda…”

Gabrielle si sentì impacciata.

“Riesco ancora a farti sentire in imbarazzo?”

“Sì, Xena…”

“Allora adesso ti ci sentirai ancora di più per quello che sto per dirti, Gabrielle…”

Xena divenne improvvisamente seria, e guardò Gabrielle fissa negli occhi.

“Io non so se me la caverò…”

“Hai la pelle dura, Xena…”

“Ti prego, Gab…lasciami finire…”

Un triste silenzio accompagnò in seguito le parole della guerriera.

“Non so come andrà, Gab…questo posto è una tomba e forse sta amplificando le mie paure…se solo stessi meglio…saremmo già uscite da qui…”

“Lo so, Xena…purtroppo io…”

“Tu diventerai una grande guerriera, Gabrielle, con o senza di me…”

Gabrielle sorrise tristemente.

“Con te, ma non senza di te…Xena…”

“Mai avrei immaginato di finire i miei giorni qui…nelle segrete di un Re senza spina dorsale…”

“Quindi anche tu lo hai capito…”

“Sì, Gab, il disegno che c’è dietro non può averlo ordito Laio…è troppo ingenuo o troppo stupido…è stato…è stato Ares…”

Xena ricominciò a stare male, la tregua sembrava essere finita.

Gabrielle strinse a sé Xena.

“Non essere triste, Gabrielle…sai…io…dannazione il braccio mi fa così male…

“Xena, farò di tutto per salvarti, ti prego non arrenderti!”

“Gab, semmai fossimo uscite da qui, io… avrei voluto restare con te…per tutta la vita…”

Gabrielle fu travolta da un’emozione fortissima, avrebbe voluto stare tra le sue braccia e dirle quanto la amava, ma le condizioni di Xena e la situazione non lo consentivano.

“No…io devo trovare una soluzione…non possiamo più stare più qui!”

**********

Appoggiando una mano sulle mura della cella, si accorse che erano molto umide. Con le unghie iniziò a grattare e si rese conto che tra un mattone e l’altro la terra era amalgamata a del muschio e che non sembrava affatto difficile rimuoverlo.

Provò a fare la stessa cosa con quelli posti sotto alla piccola finestra, e si rese conto che la muffa era ancora più morbida.

Prese il chakram di Xena e la rimozione fu estremamente più facile.

“Per fortuna Xena non è in sé per vedere cosa sto combinando col suo cerchio…sono certa che avrebbe da ridire…” pensò ad alta voce.

“Ma lo sto facendo per te, Xena…non ti lascerò morire qui sotto!! Bene…sta cedendo…se solo avessi più forza…”

Gabrielle era riuscita ad indebolire gran parte dei mattoni sottostanti, poi ebbe un’idea:

“Argo! Ma quella cavalla risponde solo al richiamo di Xena…ci proverò comunque! La stalla per fortuna non è troppo lontana…dovrebbe sentirmi…”

Gabrielle fischiò più volte, ma Argo non rispose. 

“Stupida cavalla cocciuta!”

“Non ti azzardare più a parlare così ad Argo, Gab…”

Xena l’aveva sentita, e in un momento di lucidità, con tutto il fiato rimasto nei polmoni, chiamò Argo che non tardò ad arrivare.

“Argo! Scalcia qui! Forza!”

Argo guardò Gabrielle che la stava incitando dalla finestra ma sembrava non voler capire, mentre Xena era troppo stremata per poterle dare ancora ordini.

“D’accordo! Ora proverò a fischiare come Xena!”

Gabrielle riuscì soltanto ad emettere dei suoni striduli che fecero allontanare la cavalla.

“Dannazione! D’accordo…riproviamo…!” e questa volte Gabrielle riuscì a farsi intendere da Argo che scalciò contro il muro disintegrando la parete scavata dalla fanciulla. 

“Xena, Xena! Siamo libere! Xena svegliati!”

Per gli dei! Come faccio a tirarti su? Xena…per favore…aiutami anche tu…”

Gabrielle la accarezzò, poi le diede un bacio sulla fronte e si accorse che era decisamente tiepida; poi Xena sembrò destarsi.

“Appoggiati a me Xena…”

“Ce l’hai fatta, Gab…sono fiera di te…” sorrise.

Xena riuscì a stare in piedi reggendosi sulle spalle di Gabrielle, mentre la ragazza la teneva ben salda per la vita.

La guerriera era troppo debole per camminare, e l’unico modo per fare più in fretta era indubbiamente quello di andare a cavallo, ma Xena non aveva forze sufficienti per salirci, così decise di precederla.

“Xena, appoggiati a me! Cerca di sollevarti, ti tengo io!”

“Gabrielle io non so se sia il caso…”

“Sono più forte di quello che credi Xena!”

Gabrielle era risoluta, e lo sguardo fiero e deciso della fanciulla infuse fiducia nella guerriera.

Con una mano tenne strette le briglie e con l’altra cercò di tirare su con tutte le sue forze Xena, che per un paio di volte le scappò dalla presa, finché finalmente riuscì a farla salire in sella ad Argo. 

Xena si strinse a Gabrielle come non aveva mai fatto in tutta la sua vita da condottiero, mentre la fanciulla sperava soltanto di allontanarsi il più possibile dal regno di Laio e mettere in salvo la sua donna.

**********

Arrivarono ad una locanda leggermente lontana dal punto centrale di Tebe; Gabrielle era stanca ma mai quando Xena che invece era stremata.

“Xena resta appoggiata a me”

Entrando nell’ostello, Gabrielle si accorse che un gruppo di uomini ad un tavolo le stavano osservando e ridendo.

Noncurante si diresse verso l’oste.

“Ci serve una stanza. Quanto vuoi per una notte?”

L’oste sembrava essere dello stesso umore dei clienti.

“Dipende…a che vi serve?” sorrise divertito.

“Sai, non mi è mai capitato di ospitare due donne ahah”

“C’è sempre una prima volta. Ora vuoi dirmi il prezzo?”

“Per due donne, e per giunta strane come voi…sette monete!”

“Ma tu sei pazzo!”

“Te lo ripeto biondina, siete strane e i prezzi salgono per quelle come voi…”

“Quelle come…”

“Gabrielle, dagli quelle monete. Ho bisogno di riposare…”

“Va bene Xena…”

Gabrielle posò le monete sul bancone.

L’oste le contò e poi guardò entrambe con disprezzo.

“Di là per le stanze. Cercate di non fare troppo rumore ahahahah”

Gabrielle trattenne a malapena la rabbia.

**********

Entrarono nella stanza.

Gabrielle appoggiò su una seggiola la bisaccia e l’armatura di Xena, poi entrambe si sedettero sul giaciglio.

“Per fortuna la camera è pulita e il letto sembra essere confortevole…come ti senti Xena?”

“Meglio, anche se…”

“Anche se?”

“Inizio ad avere appetito, ma non voglio tu vada in mezzo a quegli uomini…”

“Vado subito a prenderti qualcosa!”

“No, aspetta Gab…magari domani cercheremo una taverna e…”

“Non pensarci nemmeno Xena. Devi rimetterti in forze. Non sono ancora sicura tu stia bene. Stenditi e riposa. Io tornerò a breve.”

Gabrielle accarezzò il viso di Xena, e quest’ultima le prese la mano e la baciò, poi la ragazza uscì dalla stanza.

**********

“Hey bella fanciulla, dove hai lasciato la tua amica?”

Uno degli uomini della locanda evidentemente ubriaco aveva deciso di infastidire Gabrielle, che però non rispose alla provocazione.

“Vorrei del pane e del formaggio per favore” la ragazza fece la sua richiesta all’oste, noncurante delle risate di sottofondo.

“Tutto quello che vuoi per venti monete!”

“Non posseggo una simile somma e so bene che non è il prezzo che ti devo pagare! Ora basta!”

“Hey ragazzina, sei tu la strana, quindi dovrai accontentarti oppure restare senza cibo ahahaha!”

Gabrielle perse la pazienza e afferrò per la collottola il locandiere che rimase spiazzato.

“Smettila! Dammi quello che ti ho chiesto al giusto prezzo!”

“Hey ragazzi, avete visto? La gattina ha gli artigli…”

L’uomo ubriaco si alzò in piedi e insieme ad altri due circondarono Gabrielle, che però diede una testata a quello più brillo riuscendo a sgattaiolare dalla situazione.

Poi corse verso una delle finestre della locanda, prese il bastone che serviva per tenerla aperta e iniziò ad armeggiare.

Diede una stangata nello stomaco ad uno e sulla testa ad un altro. Poi si fermò.

“Volete prenderne delle altre?”

Gli uomini scapparono fuori dalla locanda a gambe levate.

“E voi cosa avete da guardare?” Gabrielle si rivolse a due donne che erano rimaste in un angolo impaurite.

“Invece di accettare passivamente chi vi vuole oppresse, forse dovreste agire! E tu, oste, prepara quello che ti ho chiesto!”

“Ssss…ì su…subito.” L’oste era rimasto evidentemente stupito dalla reazione di Gabrielle e si sbrigò ad accontentarla.

********** 

Gabrielle rientrò nella stanza, appoggiò le vivande e vide Xena giocherellare con il chakram; poi si voltò verso di lei e con gli occhi azzurri brillanti sorrise.

“Ti ho vista, sai?”

“Scusa?

“Ho visto come hai combattuto contro quei brutti ceffi. Prima o poi sarai capace anche di impugnare il mio chakram, e non solo di usarlo come rastrello…” fece un risolino compiaciuto.

“Oh Xena, perdonami io…”

“Non scusarti, Gab. Mi hai salvato la vita e te ne sarò sempre riconoscente. Stai diventando una vera guerriera. Non scherzavo quando ti ho detto che un giorno saprai usare il chakram…anche se probabilmente sarò morta quando accadrà” questa volta nel sorriso di Xena si poteva cogliere un velo di tristezza.

“Non accadrà mai, ora cerca di mangiare qualcosa…”

Gabrielle offrì il cibo alla guerriera, si accomodò accanto a lei e le accarezzò una mano.

“Sei la persona più importante della mia vita, Xena…”

La guerriera la accarezzò a sua volta, si guardarono negli occhi per poi scambiarsi un dolce e tenero bacio sulle labbra.

**********

Era appena l’alba quando Gabrielle venne svegliata dal rumore di una pioggia leggera che lentamente bagnava le foglie degli alberi. Inizialmente, essendo ancora assonnata, pensò di trovarsi fuori, invece si accorse che la finestra era leggermente aperta il tanto che potesse farle sentire quel dolce suono della natura.

Accanto a lei Xena riposava beatamente.

Vederla così sarebbe stato piuttosto insolito se la guerriera non fosse stata ferita, poiché era sempre stata lei ad alzarsi presto e a svegliarla, così cercò di destarla accarezzandola e baciandola dolcemente più volte sul viso finché non aprì gli occhi. 

“Come va’?”

“Molto meglio, Gab”

“Fammi controllare la ferita…”

Delicatamente Gabrielle si accertò dello stato della lesione, poi cambiò il medicamento.

“Finalmente non è più infetta…”

Xena si alzò in piedi piuttosto baldanzosa, e Gabrielle riconobbe la sua amata guerriera.

“Ti ringrazio…sei stata così preziosa…ora però dobbiamo andarcene. Ci sono ancora alcune cose da sistemare. Laio si sarà già mosso per darci la caccia…piuttosto, che mi dici di Iris? Quando stavo male ti ho sentita vagamente parlare di un segreto…”

“I figli di Iris sono vivi, Xena…”

**********

Xena e Gabrielle si ritrovarono ai piedi del Monte Ficione, esattamente sulla stessa strada in cui pochi giorni prima erano riversate a terra le vittime della Sfinge; al loro posto c’era solo sabbia bruciata e cenere.

Xena scese da cavallo: qualcosa destò la sua attenzione.

“Non mi risulta che le sfingi sputino fiamme come i draghi” Xena stava toccando e premendo la sabbia con le mani lasciandola scivolare dalle dita.

“Guarda, Xena!”

Davanti alle due donne planò Neris, mentre alle loro spalle stava arrivando Laio scortato dal suo esercito armato fino ai denti.

“Xena, scappare non ti è servito! Mi hai tradito e sarai punitissima! Sapevo che non mi sarei mai potuto fidare fino in fondo di te! La tua fama ti precederà sempre!” Laio indossava un’armatura estremamente pesante, e la sua voce rimbombava all’interno dell’elmo rilasciando un suono cigolante.

“E tu, Neris! Non mi avrai mai! Uccidete la Sfinge e le due traditrici!”

Laio puntò il braccio in segno di attacco nella direzione di Xena e Gabrielle, e quasi cadde a terra per il peso della sua stessa armatura, finché un paio di soldati non lo sorressero.

Poi uno di loro scoccò una freccia nella direzione della fanciulla, ma Xena la fermò abilmente con la mano, rilanciandola dritta sull’elmo del Re, restando conficcata.

“Laio, sei ridicolo! Neris non ti ucciderà e tu non ucciderai lei!”

“Guardatevi intorno, sabbia bruciata e cenere argentea! I cadaveri che si trovavano qui fino all’altro giorno sono scomparsi!”

“È vero, guerriera” aggiunse Neris.

“Questo perché tra le vittime della sfinge c’erano anche dei soldati…provenienti da uno degli eserciti di Ares!

“Ares?” Laio si stupì.

Xena non solo era risoluta, ma sembrava avere in serbo altro per entrambe le fazioni, poi rimontò in sella ad Argo e fece segno a Gabrielle di raggiungerla sul destriero.

“Seguiteci! Ci ritroveremo tutti alla piazza di Tebe!”

**********

Le due donne cavalcarono rapidamente verso Tebe, poi Gabrielle presa dalla curiosità iniziò a fare domande.

“Vorresti dirmi che cosa c’entra Ares?”

“Ares voleva prendere due piccioni con una fava…diventare il nuovo protettore della città, uccidere Laio e proclamare un suo erede”

“Sì, ma…come?”

“Con l’inganno, Gab…l’unico espediente che conosce il Dio della Guerra. A breve ogni cosa sarà chiara per tutti”.

“Ah, capisco…i tuoi soliti misteri…”

**********

Gabrielle si teneva ben stretta alla vita di Xena e si accorse che la spalla ferita era stata sfiorata dalla freccia del soldato di Laio.

“Xena, fermati”

“Che c‘è?” Xena frenò la corsa di Argo, poi scese da cavallo e fece scendere anche Gabrielle.

“La tua spalla sta sanguinando…”

“E mi hai fatta fermare per questo?”

“Sì…”

Gabrielle sotto gli occhi di Xena iniziò a lambirle la spalla con le labbra, poi con la lingua asciugò il sangue che ancora non si era coagulato.

La guerriera provò stupore ed eccitazione allo stesso tempo, guardando la ragazza che sembrava volere tutto di lei, e questa volta non lasciò che il desiderio di entrambe svanisse a causa dell’incombente missione, ma con forza spinse Gabrielle contro un albero all’interno di una piccola selva cominciando a baciarla, percependo il sapore metallico del suo stesso sangue.

“Togli l’armatura, Xena…”

La guerriera molto rapidamente e con disinvoltura se ne liberò, premendo questa volta il proprio corpo contro quello della ragazza e lasciando scivolare le mani sui suoi fianchi tenendola stretta.

“Xena…siamo abbastanza lontane da…”

“Non mi importa…” continuò a baciarla e toccarla con veemenza.

“Stai davvero meglio Xen…” le tappò la bocca con una mano.

“Non parlare”

Xena baciò con ardore il collo di Gabrielle, che chiuse gli occhi e sorrise: la sua guerriera stava possedendo la sua anima e il suo corpo, incurante di tutto e tutti. 

**********

“Eccoci Sire, ma le guerriere non ci hanno ancora raggiunti!” uno dei soldati di Laio si guardò intorno per accertarsi dell’arrivo delle due donne.

“Un grande sovrano non dovrebbe mai attendere!” Il Re era furibondo e Neris lo stava osservando con uno sguardo sprezzante mentre si stava leccando un’ala.

“Te le farò tagliare!”

“Smettila, Laio!” Xena e Gabrielle erano arrivate prima del previsto.

“Che cosa devi mostrarci, Xena?” chiese Neris con gentilezza.

“Esattamente qui, dove era avvenuta l’esecuzione di Crisippo, vi è rimasta la stessa cenere e sabbia che abbiamo trovato anche ai piedi del Monte Ficione!

“E questo cosa dovrebbe significare?” Laio stava ancora perdendo l’equilibrio a causa dell’armatura.

“Che tu non hai giustiziato Crisippo, bensì un impostore!”

“Non è affatto vero, Xena! Era Crisippo, ne sono più che sicuro!”

“Tu lo hai visto morire, Laio?”

“In effetti ora che mi ci fai pensare…abbiamo solo raccolto le ceneri dal rogo…”

“Quelle ceneri non appartenevano a Crisippo…tua moglie non ti ha mai tradito con lui, quindi non ci saranno ulteriori spargimenti di sangue!”

E proprio mentre Xena pronunciò quelle fatidiche parole, fece la sua comparsa Ares, il Dio della guerra, che lanciò uno dei suoi fulmini proprio contro di lei, ma la guerriera fu molto più veloce scagliandogli contro il chakram, che fece perdere la potenza alla scarica elettrica affievolendosi sul terreno. 

“Guardate! Lo stesso colore di terra bruciata! La stessa cenere argentina prodotta dai tuoi fulmini, Ares!” Xena prese una manciata di quella terra e la buttò in faccia al Dio.

“E brava la mia principessa guerriera…ma non vuol dire niente tutto questo! Laio deve morire! Cosa aspetti Neris?”

“Neris non deve uccidere Laio perché non è mai stato ucciso Crisippo, tu ti sei presentato ad Iris sotto mentite spoglie e l’hai violentata!”

“E per quale ragione avrei dovuto ordire tutto questo? E’ ridicolo” sghignazzò

“Per futili motivi e rendere schiava la città di Tebe, nonché liberarti di Neris” da sotto una delle ali della Sfinge apparve Iris.

FLASHBACK: MONTE FICIONE, ALCUNI MESI PRIMA

Durante un forte temporale, Iris tutta impregnata di acqua e fango stava scappando dai soldati del re, nel tentativo di salvare i suoi figli. 

Una volta arrivata nei pressi del Monte Ficione, appoggiò i neonati sulla Sacra Pietra: davanti a lei la Sfinge.

“Ti prego Neris, prendi i miei bambini, Laio vuole ucciderli!

“Iris, se i tuoi figli verranno con me, tu non li rivedrai mai più…ne sei consapevole?”

“Non mi importa…preferisco non rivederli che assistere alla loro morte sotto ai miei occhi!”

“E sia…da oggi saranno figli del Regno di Seth e Laio morirà per aver cercato di uccidere degli innocenti!”

FINE DEL FLASHBACK

“Quindi non mi hai tradito, Iris?”

“Avevo già in grembo i nostri figli quando Crisippo, o almeno colui che credevo lo fosse, una notte si approfittò di me……”

“E quell’uomo era Ares…” aggiunse Gabrielle.

“Non potevo dirtelo Laio, mi vergognavo troppo…”

“Ma non è stata colpa tua, Iris” Gabrielle strinse tra le braccia la donna, che scoppiò a piangere.

Laio si fece aiutare dai soldati a rimuovere la noiosa quanto ingombrante armatura e corse verso Iris.

“Perdonami, io non avrei mai potuto immaginare tutto questo…”

Laio cercò di cingerla a sé ma lei si scostò.

“Quindi è stato tutto un misero piano di Ares? E per cosa?” la voce della sfinge tuonò per tutta la piazza.

“Per un erede e qualche tempio in suo onore” sospirò Gabrielle.

“Roba da dei” proseguì Laio. 

“O da malati di mente, vero Ares?” Xena non esitò a deridere ancora di più il Dio.

La Sfinge prese la parola:

“Io sono Neris, protettrice di questa città, e non lascerò che un Dio crudele e vanesio possa rendere infelici queste creature umane che tanto amo. Ti sei guadagnato la mia ira.”

Neris emise un suono acuto simile ad un sibilo, ma più inquietante.

“Ho appena chiamato a raccolta le mie sorelle che si stanno dirigendo sull’ Olimpo. La faranno pagare a te e a tutti voi stupidi dei!”

“Sorelle? Questo è ancora più ridicolo” Ares schernì la Sfinge in un modo in cui lei non accettò certo di buon grado, e quando cercò di fuggire, Neris materializzò con un soffio una lastra di ghiaccio che lo fece scivolare, poi gli schiacciò la schiena con una zampa, ma Ares che dopotutto era immortale, riuscì a liberarsi scomparendo davanti a tutti.

“Stupido e misero Dio! Non ti servirà fuggire!” Neris sbuffò, poi si diresse con passo elegante e armonioso verso Iris.

“Donna, tu hai sofferto tanto. Ti sei occupata dei tuoi figli con umiltà seppur a distanza, ed io voglio farti un dono”

Da lontano, in un cielo terso, stavano arrivando due grandi Aquile Reali: ognuna di loro portava con sé un fanciullo. Quando planarono a terra, Iris rimase esterrefatta e Neris sorrise.

“Ma questi non sono i miei figli…”

“Nel Regno di Seth i pargoli crescono in fretta e diventano semidei. Tebe ora ha due Re!”

“Io solo sono il legittimo Re di Tebe!” Intervenne Laio.

“Tu non sei un uomo giusto, Laio. L’enigma è stato comunque risolto e sei libero, ma il regno spetta ad Iris e ai suoi due figli! Prendere o…morire!”

Desolato, Laio abbassò il capo e accettò il suo destino.

Iris corse ad abbracciare i suoi figli tra gioia e pianto.

**********

Quella sera, in quello che ormai non era più il regno di Laio, Iris organizzò un ricevimento in onore dei suoi figli e delle due guerriere.

“Vorrei dirvi che non so come ringraziarvi, ma la realtà è che invece lo so. Quindi ho fatto riempire le vostre bisacce di viveri e monete d’oro, e sappiate che qui a Tebe avete un posto d’onore. Sarete sempre le benvenute”

“E noi non potremmo rifiutare tanta generosità” aggiunse Xena.

“Siamo immensamente felici che tu e i tuoi figli vi siate ricongiunti.” Gabrielle fu decisamente più romantica della guerriera nella risposta.

“Vi prego di restare qui questa notte, la stanza degli ospiti è ancora a vostra disposizione, con un piccolo omaggio per entrambe.”

Iris sorrise e si congedò.

“Sei sempre molto pratica, vero Xena?”

“Direi che ci siamo ampiamente meritate tutto!”

“Di che cosa ci avrà mai omaggiato la Regina?”

Per scoprirlo dovremmo entrare nella nostra stanza…”

“Ah, giusto.”

**********

Le due donne entrarono nella loro camera, e per prima cosa Gabrielle si accorse che appoggiato alla finestra c’era il suo bastone.

“Non posso crederci! Pensavo di averlo perso per sempre!”

“Lo userai ancora, Gab?”

“Perché non dovrei?!?”

“Ti sei battuta bene con quei tizi alla locanda, penso tu possa puntare su un altro tipo di arma d’ora in poi…”

“Il tuo chakram?”

“Quello mai! Non vorrei che la prossima volta ti venisse in mente di utilizzarlo per coltivare rape!!”

“Molto, molto spiritosa, Xena!… Hey, guarda!”

Si resero conto che l’ambiente era molto diverso da quello che aveva fatto allestire Laio la prima volta; completamente decorato di fiori blu e le lenzuola erano dello stesso identico colore.

“Perché tutti questi fiori?!?” Xena era piuttosto contrariata.

“Sono giaggioli, e simboleggiano fede e speranza.”

“La speranza uccise gli uomini più della spada.”

“Sei sempre così devastante Xena, perché la speranza dovrebbe uccidere?”

“Perché è illusoria ed effimera, come l’amore.”

“Credi che anche il mio amore per te sia così?”

Xena rimase in silenzio. La schiettezza della ragazza e la parola amore le fecero avere un sussulto, poi divenne leggermente cupa e si sedette sul letto.

Gabrielle si avvicinò mettendosi davanti a lei tra le sue gambe, e le posò le braccia intorno al collo.

“Così siamo quasi alte uguali…” la guerriera fece un po’ di umorismo e sorrise.

“Xena, cosa credi stia succedendo sul Monte Olimpo con le sorelle di Neris?”

“Ti importa davvero…?”

“No…in realtà stavo pensando che quando ci stendiamo le nostre altezze coincidono ancora meglio…”

FINE

THE BLUE PARCHMENT

“So many times I woke up during the night, because I could not sleep anymore.

I was feeling as if my heart was about to explode in my chest, every time your arm was brushing against me, by accident.

And I was staying still. Motionless. Longing that casual gesture could have been frozen for eternity.

Then you changed position again and I returned feeling cold, praying that you could touch me again and I could feel newly alive.

I don’t remember the exact moment in which your eyes filled the emptiness of my existence.

Ah, the existence, Xena…before knowing you, that emptiness was not weighting so much…

To be clear…I felt it…but in the moment our eyes met, I understood that I could not live without you, and that if I lost you, that emptiness would have become a doom.”

“Gabrielle, what are you doing?” Xena woke up. The sound of a thunder particularly strong had disturbed her sleep.

“I’m writing about you…about us…”

The warrior reached the girl, who was sitting in front of the fireplace, and she sat down next to her.

“Can I read…?”

“Of course…”

Xena took the scroll and touched Gabrielle’s hand.

Even if years have passed, even if the two women had shared moments of intimacy, Gabrielle had never stopped feeling strong emotions for her.

She was watching Xena reading her writings, getting lost in the perfect profile of the woman she loved.

She caught her smile, then the warrior turned towards her and almost hesitating, she caressed her face.

“Lend me your pen…”

Xena started writing on Gabrielle’s scroll, who was watching in disbelief, in silence.

“…what you don’t know, my sweet bard, is that each time I was touching your skin during the night, I wanted to have you on me…

…and you had never known of all those nights in which your face was so close to mine, going crazy from the will of tasting your lips and feed myself with your soul…

…I have seen you suffering and fighting for my fault and you never left me…not even when violence and pain had stolen your innocence…

…I’m not good talking about love, but you taught me to love…your gentleness, your dedication and maybe too much admiration, made me feel stronger more and more each day, because I was sure about your love…”


“There you go. I finished. Now you can continue…”

Gabrielle took the scroll back and quickly read what Xena had written, then she placed it on the table, where she had placed the ink as well.


The two women looked at each other, both without speaking a word, it was as if they had told each other everything.

Gabrielle’s eyes became lightly red and filled with tears, that she was trying to hold back.

Xena didn’t say anything, she went closer to the girl’s face, tasting the vibrations that her heart’s turmoil made exploding through her irregular breath, while the fallen tears reached her lips, that Xena wiped with hers.

A delicate kiss that Gabrielle returned with the same lightness of the sea breeze, and the same sea was reflected in the warrior’s eyes, which from the depths of that oceanic color made her soaking in a summer dream.

The same summer that they spent together in a place called, from the locals, “the land of four seasons”, but they could never know the real name of that magic island.

The moment that Xena delicately tightened her, Gabrielle was inebriated by the fresh scent exhaled by her skin.

To the warrior’s breath, the mad palpitation of her heart combined, she could not do anything else than returning the hug, joining to the only reason of her existence.

“Are you going to write about this moment as well?”

“I will write…”

Gabrielle stopped. She clashed her elbow against the small bottle of ink, which was resting near the scroll, so she quickly stopped the fall, to avoid it completely pouring on the sheet.

“Blue ink?” Gabrielle jumped.

Xena was not with her. She was gone. Months earlier.

But their souls had made love.

“Xena, where are you…? This is not enough for me…I cannot live in this way…I can’t…without you I’m lost…”

THE END

LA PERGAMENA BLU

“Tante volte mi sono svegliata durante la notte perché non riuscivo più a dormire.

Sentivo il cuore come in procinto di esplodermi dal petto ogni volta che il tuo braccio sfiorava per sbaglio il mio.

Ed io restavo ferma. Immobile. Desiderando che quel gesto casuale potesse cristallizzarsi in eterno.

Poi però cambiavi nuovamente posizione ed io ritornavo a sentire freddo, pregando che tu potessi nuovamente sfiorarmi ed io sentirmi ancora viva.

Non ricordo il momento esatto in cui i tuoi occhi colmarono il vuoto della mia esistenza.

Ah, l’esistenza, Xena…prima di conoscerti quel vuoto non pesava poi così tanto…

Sia chiaro…lo sentivo…ma nell’attimo in cui i nostri occhi si sono parlati, ho capito di non potere più vivere senza di te, e che se ti avessi persa quel vuoto sarebbe diventato una condanna.”

“Gabrielle, che stai facendo?” Xena si svegliò. Il rumore di un tuono particolarmente potente disturbò il suo sonno.

“Scrivo di te…di noi…”

La guerriera raggiunse la ragazza che era seduta davanti al caminetto e si accomodó accanto a lei.

“Posso leggere…?”

“Certo…”

Xena prese la pergamena e sfiorò la mano di Gabrielle.

Anche se erano trascorsi anni, anche se le due donne avevano condiviso momenti di intimità, Gabrielle non aveva mai smesso di provare forti emozioni per lei.

Osservava Xena leggere i suoi scritti perdendosi nel profilo perfetto della donna che amava. 

Ne colse subito un sorriso, poi la guerriera si voltò verso di lei e quasi esitante le accarezzò il viso.

“Prestami la tua penna…”

Xena iniziò a scrivere sulla pergamena di Gabrielle, che con incredulità osservava in silenzio.

“…quello che non sai, mio dolce bardo, è che ogni volta che durante la notte ti sfioravo la pelle, desideravo averti addosso…

…e non hai mai saputo di tutte quelle notti che il tuo viso era così vicino al mio da impazzire dalla voglia di assaggiare le tue labbra e nutrirmi della tua anima…

…ti ho vista soffrire e combattere per colpa mia e non mi hai mai lasciata…nemmeno quando la violenza e il dolore hanno deturpato la tua innocenza…

…non sono brava a parlare d’amore, ma tu mi hai insegnato ad amare…la tua delicatezza, la tua dedizione e forse fin troppa ammirazione, mi hanno fatta sentire ogni giorno più forte perché certa del tuo amore…”

“Ecco. Ho terminato. Ora puoi continuare tu…”

Gabrielle riprese in mano la pergamena e lesse d’un fiato quello che aveva scritto Xena, poi la appoggiò sul tavolino dove aveva riposto anche l’inchiostro.

Le due donne si guardarono, ed entrambe senza dire una parola era come se si fossero dette ogni cosa.

Gli occhi di Gabrielle divennero leggermente rossi e si riempirono di lacrime che cercò di trattenere.

Xena non disse nulla, sì avvicinò al viso della ragazza assaporandone le vibrazioni che i turbamenti del suo cuore fecero esplodere attraverso i suoi respiri irregolari, mentre le lacrime ormai cadute lambirono le labbra che Xena asciugò con le sue.

Un bacio delicato che Gabrielle ricambiò con la stessa leggerezza della brezza marina, e quello stesso mare lo vide riflesso negli occhi della guerriera, che dal profondo di quel colore dell’oceano la fece immergere in un sogno lungo un’estate.

La stessa estate che trascorsero insieme in un luogo che gli abitanti del posto chiamavano “la terra delle quattro stagioni”, ma di cui non conobbero mai il reale nome di quell’isola magica.

Nel momento in cui Xena delicatamente la strinse a sé, Gabrielle fu inebriata dal profumo di fresco che emanava la sua pelle.

Al respiro della guerriera si unì la palpitazione impazzita del suo cuore, non potendo fare altro che ricambiare l’abbraccio congiungendosi all’unica ragione della sua esistenza. 

“Scriverai anche di questo momento?”

“Scriverò…”

Gabrielle si interruppe. Con il gomito prese contro alla boccetta di inchiostro che aveva appoggiato vicino alla pergamena e si affrettò a frenarne la caduta per non farlo colare totalmente sul foglio.

“Inchiostro blu?” Gabrielle trasalì.

Xena non era insieme a lei. Se ne era andata. Mesi prima.

Ma le loro anime avevano fatto l’amore.

“Xena, dove sei…? Non può bastarmi tutto questo…non posso vivere così…non posso…senza di te io sono perduta…”

XENA: THE GIFT – Riddles and Revelations Chap. 3

Xena and Gab speeded up on the horse’s saddle. The storm was raging hard, they had to go back and find a suitable solution to what they had just faced with great trouble.

Quick, quick!”  Xena spurred Argo.

The road was very bumpy, all of a sudden Argo reared up as if she saw something frightening; Xena kept her balance, while Gabrielle was unseated, fell on the ground and rolled to a slope that was headed inside a dense forest. 

XENAAAAaaaaaaaaa…

Gabrielle!” Xena tried keeping balance, then she jumped off the horse with one of her athletic moves and went desperately searching for her friend.

**********

“For all Gods…such a pain…” Gab found herself in a dense bush. The feeble sunrays behind the clouds, were barely penetrating the woods.

She touched her nape grimacing and tried to get up, when someone helped her from behind.

“You?!?” Gab was surprised, but not even so much after all.

**********

Gabrielle! Gabrielle where are you! Answer me!

Xena’s shouts were not hiding how much she was worried of losing her friend. The bushes were so dense, many times branches and brambles wounded her making her bleed; anyway Xena did not care, she was not even feeling pain. 

While she was hitting branches with her sword, suddenly she stopped.

“Can’t believe it. You’re here…”

**********

“I can’t understand if I have visions, or if you are real…” Gab was very confused.

“Is this your way of thanking me for saving your life???” Aphrodite pointed to a cliff on her right.

“Well, ehm…yes…thank you…but what are you doing here?”

“I was wondering how things were going between you and Xena!”

“Very well, considering that we should kill a bloody Sphinx and Xena lost her chakram accusing me to have lost it…”

“Ah, no…you didn’t lose it, it is obvious!”

“Sorry?”

“I borrowed it…let’s say this…”

“What? Are you aware of the severity of what you have caused?”

“Hey, pretty! I have done that for you! I thought that without her weapon she would have dedicated more to her feelings instead of fighting everywhere!” she snorted.

“Does Xena seem the kind of person that could stop only for this reason? Anyway, stop it, make the chakram showing up and let’s end this!”

“Ehm…I don’t think this is possible…”

**********

“You’re incredible, Xena…you always feel my divine essence…what did I do to deserve such consideration?”

Ares was right behind her and caressed her hair persuasively, then he moved in front of her. 

“I don’t feel it…I feel your stink. Unmistakable…” Xena smiled sarcastically.

Ares regained his composure, as always the warrior was insulting him, not even so veiled.

“However, Xena, I think killing the Sphinx is a very bad idea…she is here for a specific reason…”

“And for this specific reason you want to prevent me doing it, right?”

“Have fun, Xena…you should celebrate. Why undertaking a mission greater than you?”

“I won’t allow other Thebes’s citizens murders, Ares…”

“Oh, but the fearsome Sphinx doesn’t want to kill Thebes citizens, Xena…don’t be so naïve, my dear…”

It was clear that Ares was aware of so many more things than what King Laius had told her. Since she was already suspecting something, now, thanks to the God’s words, she was having a clearer picture of the situation: behind all this plan Ares was the puppeteer…but what was King Laius trying to hide?

“Tell me something more, Ares…what’s so interesting in Thebes that has made bothering the God of War…?” Xena was more and more ironic.

“Your anniversary? Maybe I want to give you something…”

“A gift? You?” she sneered.

“Sure…what better gift than your favorite God? Maybe an amazing army…! What do you think?” he caressed her face moving aside some strands of wet hair that were placed there.

“I say that you can keep this gift for you.”

“Xena…don’t think that I am not aware of your attachment to the little blondie…but remember that she has made your chakram disappear on purpose…” Ares laughed out loud.

“What? It’s not possible…what are you saying?”

“Without your chakram you fall beneath common mortals’ feet. You have no chance to defeat the Sphinx, and I repeat you to let her accomplish her task or you should fight against me…see you next time…Xena…!”

“Ares…! Ares!” the warrior invoked him uselessly.

The God of War disappeared, leaving Xena to her doubts and uncertainties, to her questions that needed quick answers.

However, upon all of this, the most important thing was finding Gabrielle.

**********

Gabrielle was unbelievably furious for Aphrodite’s silliness.

“You don’t know where it is? You took it!”

“Gabby, I really don’t know where it is…maybe I got distracted and…”

“Distracted…by what?”

“Well, I was in company of five young men and I think I got my head lost…you understand…no…? No…you can’t understand…” Aphrodite pitied Gabrielle for her lack of experience with love.

“You must find the chakram, Xena needs her weapon back! 

“Ok, ok, I will do my best, but at least you should be grateful, no? Xena has noticed you!”

“Xena hasn’t noticed me…”

“Thought you were smarter, little girl! Anyway, sorry for the trouble! I will try to put remedy!” and disappeared. 

Gabrielle was deeply thoughtful; the thing that Aphrodite made the chakram vanish and then lost it did not make her feel good.

She was feeling the real need of helping Xena, into deep she felt that all has happened was her fault.

**********

Gabrielle! Where are you! Answer me!

After the conversation with Ares, Xena was definitely furious with Gabrielle, but not finding her was making Xena feeling anxious, and the annoyance of not having her chakram with her was smaller and smaller.

“I’m here, Xena!”

“For all Gods, Gab…are you ok? She hugged her kissing the girl on her forehead, without noticing she stained her corsage with blood.

“Yes, luckily all ok, but you are wounded…come, there is a torrent very near…”

**********

The two women were sitting on the torrent’s edge and Gabrielle lovingly was taking care of Xena’s wounds; the warrior was appreciating those attentions much.

“Done!” Gab smiled.

“Thank you…” Xena smiled back, noticing some embarrassment in the girl, then she lifted her face up with her hand and Gabrielle thought seriously that Xena wanted to kiss her.

Yes, she was sure. This time she would have let her doing it; there was a moment of hesitation.

“Where’s my chakram?!?”

“Xena, do you still believe I took your ring?” Gabrielle was much irritated; half for Xena’s insistence and half because she was feeling disappointed for that missed kiss.

“Ares told me…”

“Ares always played with our weaknesses and minds, Xena!”

“Yes, you’re right…you’re right Gab…I just can’t understand…there is something missing…I think Ares has a precise role in this entire story…”

“And I think we can obtain many more answers at Kind Laius’ court!”

“What do you mean, Gab?”

“Leave it to me, Xena…after all, talking is still my accomplishment!” she smiled mischievously.

**********

The rain was pouring and the two girls were almost reaching Thebes’ main square.

“We’re almost there Gabrielle, as soon as we arrive at the castle nobody will take a warm bath away from us!”

Gabrielle was watching Xena with extreme admiration, attracted also by the rain, pouring down on the warrior’s body, making it even more embossed and seductive. Then her attention was immediately dissolved by what was around her: the square was completely empty, no citizen nearby.

“Xena, what…?”

Gabrielle couldn’t ask anything, because a colossal being was flying above their heads; subsequently, the famous Greek Sphinx in all her majesty was plaining on a column in front of them.

She was as terrifying as beautiful, disturbing and fascinating at the same time: she had a feline body, wonderful white feathers and hazelnut colored eyes.

Xena didn’t think twice, she unsheathed her sword with a hand and with the other protected Gabrielle.

“Calm down warrior, I don’t want to hurt you. My name is Neris” the Sphinx’s voice was comparable to a mature woman’s voice. Warm and seductive.

“I only desire what is rightfully mine”

“Try to be clearer!” replied Xena.

“The bloodline can be broken only by the one who created it, warrior”.

“What are you going to do in the meantime? Are you going to kill other poor people?” Gabrielle intervened.

“Young ladies, for no reason, nobody dies. I only took life, for the fault of the one this trouble created. The city carries a viper in her bosom, reus est. Deliver it to me, and Thebes will be free.”

Neris took off the column.

“Solve the treat or die”. The Sphinx spread her wings and flew away.

“What did she mean?”

“You’re the riddles’ expert…Gab”

**********

Xena and Gabrielle finally reached the castle, completely soaked and dirty of mud.

“Gabrielle, I don’t want you to say anything to King Laius”

“Why?”

“Because I have a plan”

“What plan, Xena?”

“Not now, Gab…”

As soon as they were in, one of the guards immediately welcomed them.

“Can you follow me? King Laius is waiting for you.”

Gabrielle immediately took word.

“We really need a warm bath, it was a very heavy day, as you might notice…then we will talk to the King. Can you do us this favor?” 

The guard was not so convinced, but nodded.

“Naturally, the handmaids will escort you to the thermal baths…”

In this way you will have all the time to explain me everything about your plan, Xena…” Gab was smiling pleased.

**********

The thermal springs were located in a hidden part of the castle, only accessible to the King and his most loyal ones.

Xena and Gabrielle were inside one of the rooms in which, besides a large bathtub filled with warm water and adorned with Lotus flowers and scented candles, there was also a kind of small refreshing waterfall behind their back.

“Such a pleasure…” Gabrielle was transported by the warmth of the water on her skin and by Xena, who was massaging her shoulders.

“…now it is even more pleasant…” she added, touching Xena’s hands that instinctively stopped.

“What is this…?

“Oh, just a necklace bought at the market before leaving for Thebes, Xena…”

“So cute…it seems my chakram…” sighed disillusioned.

Gabrielle could not tell her that she bought that object thinking of a gift for her, and that it was just a small thing for her anniversary, deciding to keep that for herself and then searching for something more appropriate later.

“Have you already thought of what to tell King Laius?”

“That we have met the Sphinx, without going into further details, Gabrielle.”

“So not a word about the riddle?”

“Least of all, Gab…”

“You don’t think he could help us?”

“King Laius? If everything is as I think, he will only be an obstacle” Xena continued her massage going from the shoulders to Gabrielle’s back, immersing her arms in the water ending on the girl’s hips.

Gabrielle felt shivers along all her body and a strange feeling in her stomach, that made her spontaneously closing her eyes.

She wanted to turn around and throw herself on Xena, and when she was about to, Xena sneaked out of the bathtub and flushed a handmaid out of the curtains, grabbing her by her fluent curly hair; then she held her wrists.

“Since when you were here spying on us?”

“I wasn’t…wasn’t…I wasn’t spying on you my lady” the handmaid was babbling, trying not to look at Xena’s naked body, and in the attempt she laid her eyes on Gabrielle.

“Cover up, Gab!”

“So? Xena insisted.

The handmaid did not reply, so Xena watched her carefully.

“You’re not at King Laius’ service, these are golden earrings…no handmaid could own them…tell me who you are!”

Xena tightened the girl’s wrists harder, so she gave up.

“My name is Iris…and I am, well, I was, King Laius’ wife…”

**********

In one of King Laius’ guestrooms, Xena and Gabrielle were preparing for the evening, with the help of some handmaids, since there would have been a bacchanal in honor of Laius.

The King has explicitly requested their presence, mostly for discussing about the latest events. 

The corsage and skirt Gab was used to wear, as well as Xena’s leather clothes and armor, were temporarily substituted by two white and golden robes, long to the ankles; Gabrielle’s robe had a side slit that made her leg and thigh visible. Even their hairstyles were different than usual, more Gabrielle’s than Xena’s, since the warrior’s hair were completely loose, while her friend’s were partially tied up with some curls delicately falling along her face’s sides.

Xena was wearing a brass ring representing a feathered snake on her arm, that was highlighting her bicep, slightly muscled; Gabrielle was wearing the stròphion and the necklace bought at Corinth’s market under her dress, and also some rings borrowed from the King for the occasion.

“You’re so beautiful Gab…” Xena was tenderly watching Gabrielle, then she encircled her waist with an arm.

“Ready?”

“Yes…”

**********

The hall used for the party was huge: there were various tables with every gastronomic dish as far as the eye could see, some of King Laius’ guests were already sitting, some others were laying on comfortable couches, chatting and tasting fruit.

“Xena, why so many people…?”

“I guess the King organized a kind of great party in Roman’s style…”

“Sex, wine and transgression…? I don’t think it is for me…”

“We are not here for this, but we could not refuse the invitation…” Xena noticed a certain concern in Gabrielle, so she hugged her tighter, smiled and the girl felt protected.

At the same time, King Laius entered in the hall, escorted by his loyal guards.

His clothes were eccentric as always, even sparkling, his eyes with excessive make-up, but he seemed showing a certain concern, despite his appearance.

“Oh my beautiful guests, our clothes suits you so very much! Please take a seat, my very very welcome! They say tomorrow there will be someone’s anniversary…” the King winked jokingly at Xena, that pushed her elbow against Gabrielle’s.

I didn’t say anything, Xena” she said softly, very upset. 

The two girls sat one near the other: Xena on the table’s longest side and Gabrielle next to her, in the corner. King Laius sat at the head of the table and ordered the servants to bring some wine. 

“Please, beautiful ladies! This is my vineyards’ nectar, please try it!

Gabrielle started sipping it, the wine should have been particularly strong but good, since the expression on her face was a mixture of huff and surprise, she never tried anything like that before; Xena on the contrary swallowed it without problems.

“So what news are there about your researches, my venerable Goddesses?” King Laius seemed very impatient of knowing what they had to report.

“Not much, Majesty. The Sphinx attacked us, threatened us to resolve the riddle she left, before letting us go” Xena was hermetic.

“Another riddle? Thebes is risking to be razed to the ground…do you know the answer? What would this very difficult riddle be?”

“What is that animal walking with four legs in the morning, with two at midday and with three in the evening?” Gabrielle sneaked in the discussion.

“For all Gods of highest Olympus! Do you know the answer?” King Laius did not hide a certain turmoil.

“Not yet, Majesty, but I think I’m very close to the solution…” Gabrielle added.

“Oh, so perfect!! I’m so very happy!! Such very good news for my very tired ears!”

Xena was puzzled about her friend’s intervention.

What kind of riddle would it be?

You said we had to mislead Kind Laius, no?” Gabrielle smiled mischievously, certainly the wine was having its effect. 

“Sure…” Xena replied hesitantly.

**********

Xena was eating bread with sesame with taste, while Gabrielle a small portion of roasted spicy pork with her bare hands, which only increased her thirst, making her drinking many cups of wine. The other diners started being very noisy while toasting in honor of God Dionysus, some were asking loudly to the King to start with the show.

“Let the dancers in, now!!”

From a corner of the huge hall, behind a large velvet bordeaux curtain, men and women, almost naked, made their entrance twirling, starting the show with very sensual moves; following some musicians accompanying the dancers with their instruments.

Xena was carefully watching the show, until a terpsichorean approached her inviting her to dance, and she accepted willingly, with Gabrielle’s astonishment that started turning into jealousy the moment she saw the young girl clinging to the warrior.

She tried not to give importance to that, until a sturdy man, surely one of the King’s guests, didn’t ask her to dance with him just in the moment the music was turning slow.

Only to make a spite to Xena, with the favor of the Gods’ nectar, she agreed. 

The man, noticing that Gabrielle has lost her inhibitory brakes, tried to hug her and kiss her neck.

When the warrior noticed what was happening, she went as close as possible to Gabrielle and her dance partner.

“Would you allow an exchange?”

Xena left the young dancer in the man’s arms and took her friend by grabbing her waist, continuing with her the slow dance.

“What did you think to do?”

“Mmmh…nothing different than what you were doing, Xena…now would you please let me go…?”

“For you to return dancing with that guy? I don’t think so…”

“Why not…?” Gabrielle looked at Xena as never before. Then she stopped.

“My head is spinning, Xena…I think I drank too much…”

Xena made Gabrielle sitting down on one of the couches, then she took a strawberry, dipped it into honey and offered her.

“Eat. It will make the taste of alcohol going away and fill your stomach. You didn’t touch food.”

Gabrielle took Xena’s hand, looked in her eyes and brought the pulpy strawberry to her mouth. Xena looked back at her.

In the meantime, the party was going on and the guests were going beyond, starting to approach physically.

Gabrielle tried to look away, but things were not particularly good because soon she realized that Xena was looking at her in a different way than usual; she touched her arm naturally and Xena noticed that, placing her hand upon Gabrielle’s and intertwining them. The girl went closer to the warrior’s ear, whispering with provocative voice:

“Take me away from here…”

**********

Gabrielle, as soon as she was back in the guestroom, fell in a deep sleep. It was pretty obvious that her body was not able to tolerate wine.

Xena was disappointed.

She was watching the ceiling, couldn’t sleep, despite the fact that many times Gabrielle was sleeping next to her.

“But it was a simple pallet placed on the cold and bare ground…here we are on a bed…a very comfortable one…” she thought.

Gabrielle, interrupted by the incessant moves Xena was making on the bed, woke up, only to find herself sleepless and thoughtful: she could feel the warrior’s sighs and breath, her scent…and this was preventing her from finding the right position to fall asleep again.

“Gabrielle…are you asleep? Gabrielle…I know you’re awake…when you sleep, you snore…”

“I don’t snore!”

“I was right, you’re awake!” giggled.

“Let me rest!”

Xena placed her hand on Gabrielle’s back and caressed it.

“Tell me I am not the reason of your turmoil, Gabrielle…”

Gabrielle turned around, despite the dark and thanks to the moon rays entering from the window, she could see very well Xena’s eyes, and the same darkness gave her bravery.

“Yes, you’re right. It is about you. And I know this confession won’t do anything else than satisfying your ego”.

“Do you believe I’m so terrible…?”

“Should I spit on you all the beautiful words you told me in the last few days and also your regret of having me with you for these years?”

“Gab, I don’t wanna fight…”

“I do, Xena! You…you don’t understand…I have left my family…my sister…and no…I never cared about Perdicus…but I left my life behind to follow you because I was…because I am…in love with you.”

Xena tenderly caressed Gabrielle’s cheek, which was imperceptibly grazed by a tear that Xena wiped with her thumb, and Gabrielle instinctively caressed Xena’s hand with hers.

“You’re so sweet, Gabrielle…you’re not the young girl that I met in Potidaea…you are a woman…”

“I love…and I know you don’t…”

“No, it’s not like this, Gabrielle. Don’t say it.”

“What…?”

“I’m not good with words, Gab…but I cannot allow you to say what I feel about you…”

Gabrielle was waiting for a sequel, but Xena stopped.

“It’s so late, we should sleep” Xena returned supine watching the ceiling, as if it was the most interesting thing in that moment, all for not going on with that conversation, but Gab did not accept it.

“No Xena, you cannot say this and close the discussion! I won’t allow you!”

Gabrielle changed position, finding herself upon Xena. The ceiling was no longer visible. Xena had Gabrielle’s face just in front of her and her hair were lightly touching her shoulders.

Xena got up, took Gabrielle’s face between her hands and the two women intensely looked into each other’s eyes, then Xena lowered her glance to Gabrielle’s perfect lips, kissing them lightly with hers.

Gab at the first warrior’s touch opened her mouth instinctively and for Xena it was a clear invitation to take possession of it.

Gabrielle was pleasantly shaken by the way Xena was impulsively kissing her, her tongue seemed wanting to penetrate her to the core and she felt hers even more when the warrior ripped off her clothes and grabbed her breasts with ardor, to kiss them with dedication and love.

“Is this the way a warrior makes love?”

Gabrielle asked herself about that with her eyes completely closed.

“This is how Xena makes love…my Xena…”

The thought became a deep anxiety, when the warrior returned tasting her mouth and tightening her against herself.

In that moment she wanted to tell her that she had never been in intimacy with anyone before, even if she had let her understand that she made love to Perdicus in the past. For this reason, she could not feel like stopping her.

She relaxed herself still with her eyes closed: Xena was incredibly strong and her body was hot, she could barely move below her.

While she was kissing her and intertwining with her, her hand started going under clothes and Gabrielle instinctively for her lack of experience touched Xena’s arm, trying to stop her, feeling the veins of the warrior pulsing under her skin, but Xena untangled from that obstacle and suddenly found herself taking delight of the girl’s intimacy.

Gabrielle felt a strong shiver along her spine and a sharp pain between her legs that made her wincing, but Xena’s kisses managed to distract her from that sweet uneasiness, twisting her heart with emotions.

The girl tried to adjust herself to the warrior’s movements, she didn’t want to seem clumsy, but Xena was so intoxicated by her that couldn’t notice anything, until the moment of Gabrielle’s maximum pleasure, since slight grimaces of pain were mixed to panting and breathlessness.

Xena felt something among her fingers, something that was very different from Gabrielle’s pleasure only.

“You…you never…”

“Yes, because I want you and we would have never been here…if I told you that…” she stopped.

Xena was very sorry, so Gabrielle kissed her lips with extreme softness, sinking her hand in her beloved’s hair, that slowly and gently slide on her back: she could feel her tense muscles; that was driving her mad, so in the meantime she was proceeding along all her body until she reached her hips.

With a sensual move she tried to let Xena understand that was her turn now, so the princess found herself below Gabrielle and to the attention of her lips, that kissed each millimeter of her face, her neck and all of her war scars, ending by mistake on one that was still fresh.

“Forgive me, Xena…I…”

“It doesn’t matter Gabrielle… it doesn’t matter…” she whispered softly.

Gab continued kissing Xena, that let herself be carried away by that sweet passion never felt before, that brought her to a different pleasure when the girl’s hand made her way towards her and her fearful and inexperienced fingers became daring and aware, thanks to the love she felt.

“I love you Xena…love you to death…”

Those words made the warrior gasping, leaving her almost breathless, then with extreme tenderness she laid exhausted on Gabrielle’s breast, hugging and tightening her with the last strength left.

“Your heart is beating madly, Gabrielle…”

“You can’t understand how much I wanted this…how much I wanted to become yours…”

“And was it…how you had pictured that…?”

“You’re sweaty Xena…” she covered her with the bed sheet.

“Yes, it was so beautiful…” she added.

Xena returned her thoughtfulness with a very sweet kiss on her lips.

“This is the most beautiful gift you could have given me, Gabrielle…”The two women fell asleep tenderly in each other’s arms.

TO BE CONTINUED IN THE FOURTH AND FINAL EPISODE…